Aperto il fascicolo per omicidio colposo. La donna: «Tentata la rianimazione, la Sores non dice il vero»
TRIESTE «Ora voglio che si vada a fondo, perché quello che è successo è tragico». Non piange Anna Luisa Codnicht, le lacrime di disperazione le ha già consumate tutte quando il suo compagno Franco Picinin, 63 anni, carrellista della Wärtsilä a un passo dalla pensione, lunedì pomeriggio poco prima delle tre è morto davanti ai suoi occhi, mentre i sanitari del 118 tentavano in ogni modo di salvarlo.
Solo che ci hanno messo oltre venti minuti ad arrivare sul posto, perché non c’erano ambulanze disponibili: lì, nel terreno di campagna in via Santa Maria Maddalena, poco dietro a Valmaura, dove la coppia aveva trascorso la mattinata per sistemare le piante e tagliare i rami approfittando della bella giornata finalmente primaverile.
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Ventitré minuti per l’automedica, ventiquattro per l’ambulanza. Se questa tempistica può aver inciso sul decesso del sessantatreenne, cardiopatico e diabetico, colto da un malore improvviso (un infarto, pare), lo stabilirà la Procura. Il caso è già materia giudiziaria: come anticipa il procuratore Antonio De Nicolo, sarà aperta un’indagine per omicidio colposo, al momento a carico di ignoti, con l’ipotesi della “colpa professionale sanitaria”. Il fascicolo è affidato al pm Chiara Degrassi, ma potrebbe passare alla collega Maddalena Chergia per competenza. Sarà disposta l’autopsia.
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«Intendo andare a fondo – ripete Codnicht – perché credo che se i soccorsi fossero giunti in meno tempo, il mio compagno avrebbe avuto possibilità di essere salvato».
La signora, 64 anni, ex operatrice nell’assistenza anziani, ricorda nel dettaglio ciò che è accaduto lunedì al suo Franco. «Dopo aver fatto colazione – ripercorre – gli ho misurato pressione e battiti. Stava benissimo e aveva preso le medicine, compresa quella per il diabete e pure la cardioaspirina, che assumeva dal 2019, da quando aveva avuto un’embolia. Ogni anno si sottoponeva a controllo cardiovascolare. Quella mattina, visto che era bel tempo, avevamo deciso di andare in campagna per tagliare i rami. Ma a un certo punto – prosegue la donna – poco prima di iniziare a pranzare, Franco ha iniziato a sentirsi male. Diceva di avere tanto mal di collo e alle spalle. Ho pensato fosse dovuto allo sforzo delle braccia con i rami. Ma poco dopo lui è diventato bianco, sudava freddo. L’ho disteso sulla sdraio, sollevandogli le gambe. E ho chiamato il 112».
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Secondo il report della Sores sono le 14.15. «All’operatore ho riferito che sì, il mio compagno era vigile, ma che era bianco come uno straccio. Poi mi è stato passato il 118, ma le linee erano occupate. Intanto vedevo che Franco stava sempre peggio, aveva girato gli occhi e aveva la lingua fuori. Quindi ho preteso un’ambulanza. Mi è stato risposto di stare calma e che mi sarebbe stata mandata e di richiamare in caso di peggioramento».
La situazione effettivamente sembra precipitare. «Franco respirava a fatica, sbavava. Ho richiamato e insisito per l’ambulanza». Sono le 14.32. «Mi viene detto che non ci sono mezzi disponibili. Io protesto. Dico che mio marito sta morendo sotto i miei occhi. Mi viene detto di applicare alcune manovre, ma io non riuscivo a girarlo. Franco pesava 125 chili».
La signora allerta la sorella Vilma, che si precipita sul posto. E quindi corre in strada a domandare aiuto. «Vedo un camion che sta posteggiando. Urlo “aiutatemi, mio marito sta per morire”», ricorda. Raffaele Ferretti, 25 anni, corriere Amazon, in quel momento sta portando l’auto nella vicina carrozzeria. Sente e si precipita nel terreno dove c’è Picinin. «Il ragazzo ha toccato il collo di Franco dicendo che non c’era battito», spiega la signora. «Si è messo a fare il massaggio cardiaco, io la respirazione bocca a bocca. Quindi non è vero, come dice la Sores, che ci siamo rifiutati di praticare le manovre di rianimazione». Il ragazzo conferma: «Si, ho cercato di fare il massaggio. Quell’uomo aveva il collo viola. Non aveva più battito: ho detto alla signora di riferirlo all’operatore».
L’automedica arriva infine sul posto alle 14.38, l’ambulanza un minuto dopo. I sanitari tentano in ogni modo di salvare Piccinin. Ma invano. La Sores sostiene che la centrale stava gestendo, su Trieste, dodici interventi con altri sei in attesa.