TRIESTE La morale del disimpegno di Msc da Monfalcone è che Portorosega s’è svuotata di crocieristi per la stagione 2024. Eppure lo scalo, in questi tre anni di attracco, aveva steso il red carpet alle bianche signore del mare. Ma non tutto è perduto. Infatti Ttp-Trieste terminal passeggeri, nell’intento di dare in qualche modo continuità all’esperienza fin qui maturata ed evitare che il patrimonio, come l’infrastrutturazione, si disperda, ha indicato il porto cittadino in funzione di backup: quando a Venezia, per il mix di vento o acqua alta (con l’innalzamento del Mose), le grandi navi non potranno avere ingresso al bacino entrerà in gioco Monfalcone, il jolly spendibile in emergenza.
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E proprio perché, lo spiega Francesco Mariani, amministratore delegato della concessionaria Ttp, non si ha la sfera di cristallo e dunque non si può pronosticare con largo anticipo quando si prospetteranno tali particolari situazioni meteomarine «non esiste un numero di toccare programmate». È tuttavia ragionevole pensare che «si conteranno sulle dita di una mano», dice. Stay tuned. In questa casistica, i concessionari dovranno comunque “sacrificarsi” («Servirà uno sforzo da parte di tutti», spiega Mariani) e se ci sarà l’imbarcazione dei traffici commerciali in banchina, verosimilmente la domenica, andrà spostata.
Ne beneficerà senz’altro l’impresa Alto Adriatico, che somministra il lavoro temporaneo nei picchi a Portorosega, attraverso gli addetti ex articolo 17, fino allo scorso autunno abilitati anche alle attività di facchinaggio, appunto, per la crocieristica. Giornate, in questo caso per i portuali, appetibili, per via del lavoro magari su doppio turno e in giornata festiva, dunque con più peso in busta paga.
L’aspetto positivo è che le aspirazioni crocieristiche di Monfalcone, fortemente caldeggiate in questi anni dall’amministrazione comunale, sono destinate, come riflette lo stesso Mariani, a trovare condizioni più favorevoli (e dunque spendibili sul mercato crocieristico) alla conclusione dell’escavo portuale, i cui lavori sono in corso da mesi e dovrebbero esaurirsi per il 2025.
«Il pescaggio a quota –12,5 metri – sottolinea Mariani – sarà una svolta. Il territorio, infatti, può essere concorrenziale con Venezia solo nell’approdo delle imbarcazioni più grandi, visto che quelle di dimensioni inferiori sono servite dal terminal Fusina. E allora si tratta di dover essere in grado di intercettare quei tipi di scafi lì, attualmente impraticabili se non impattando significativamente con i traffici commerciali. Diverso sarà invece il discorso quando l’infrastruttura dell’escavo vedrà ultimato il suo cantiere: l’opera conferirà un pescaggio importante, se si considera che la condizione minima, per i giganti del mare, è di una quota a –9 metri».
Chiarisce l’ad di Ttp: «Le navi più grandi delle flotte hanno murate molto alte e il limite, per la praticabilità a Venezia, è dei 14 nodi, pertanto se il vento è troppo forte si deve ripiegare altrove. Idem con il problema dell’acqua alta e il sollevamento delle paratoie del Mose». Di qui appunto il backup a tutela della grandi compagnie che gravitano su Venezia e l’Alto Adriatico, Msc e Costa in primis.
La città delle gondole «non è sostituibile»: il suo stallo, in prospettiva, determina una perdita su tutto l’Adriatico. E pesa, lo conferma Mariani, per «un milione di passeggeri»: «Tutti i porti ne risentono, se non c’è la sua disponibilità – ribadisce –: Ancona, Bari e fino a Ragusa (Dubrovnik). Perché le tratte partono da lì e bisogna anche pensare che per un turista europeo, Venezia, è la prima attrazione». E ormai «il totale dei passeggeri assorbiti è parificato». Le crociere ai porti di Trieste e Monfalcone, nella stagione 2023, hanno chiuso con il record dsi 560 mila passeggeri, non bissabile: lo star fermi un turno, a Portorosega, lascerà strascichi quest’anno. Per l’esattezza 568.682, di cui 92.041 dalla città del cantiere (imbarcati 32.149, sbarcati 31.053, transitati 28.839).
Relativamente a Portorosega, dunque, non c’è da far altro, al netto degli arrivi in emergenza, che attendere calino i titoli di coda sul cantiere dell’escavo. La logistica, almeno quella, c’è già: vicinanza strategica al polo intermodale di Ronchi dei Legionari e dunque all’aeroporto, come alla stazione ferroviaria e al casello autostradale del Lisert.
Un’ultima considerazione: gli scali delle grandi compagnie non si improvvisano, anzi sono frutto di mesi e mesi di programmazione. E Mariani è già al lavoro per il 2025. La partita è «faticosa», ma le ricadute economiche fanno gola a tutti. Basta vedere le sorti di Trieste da quando si è aperta alla crocieristica.
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