Mariacarla Boscono è la cover star del nuovo numero di Vogue Italia, in edicola dal 7 ottobre. Protagonista di un'intervista esclusiva realizzata da un'altra top model, Benedetta Barzini, la prima modella sulla copertina di Vogue Italia nella storia. Con uno sguardo fuori dagli stereotipi, Benedetta, racconta la supermodella italiana senza alcun filtro, come è nella realtà: una madre quarantenne che si ama per come è. Un dialogo tra due donne poliedriche, impegnate e libere, accompagnato da un servizio fotografico scattato da due fotografe ucraine, le gemelle Posternak. Il filo conduttore del numero è l’equilibrio, quello che spesso si ritrova nello sport ad esempio (concept narrativo dietro alle immagini) e quello che Mariacarla ricerca tra tutti i ruoli che interpreta nella vita.

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Dei suoi esordi racconta:

“No, non tutte le modelle sono scelte per caso. Io per esempio, Calimera della famiglia, l’ho proprio deciso quando avevo 14 anni. Si, posso fare la modella te lo giuro! I miei erano increduli. Eravamo tornati da poco a Roma dal Kenya dove abbiamo vissuto in campagna per tanti anni. Studiavo a casa, home school. In Italia mi sentivo a disagio a scuola. I compagni mi bullizzavano. Ero cupa, gotica, chiusa. Spiazzata. Non capivo la realtà italiana. Una sera Piero Piazzi venne a cena dai miei. Mi annoiavo. Mia madre parlava, parlava. Dissi, Voglio fare la modella. Si scatenò un giro di amici con suggerimenti vari. Ho seguito un corso. Insomma ho fatto tutto quello che bisognava fare: 120 casting, accompagnata dai genitori, risultato zero. Insisti? Siii voglio fare la modella!”

Del suo rapporto con i fotografi:

“Adoro il servizio per Vogue Italia! Mi piace lavorare anche con creativi emergenti come in questo caso, due sorelle fotografe ucraine severissime. Pazzesche! Straordinarie. Avevano la loro tecnica. Non davano spiegazioni. We do our own thing, dicevano. Anch’io faccio my own thing! Non importa se un fotografo è uomo o donna. Con gli uomini fotografi ho avuto tante relazioni. Ci parlavamo attraverso la nostra diversa arte. Facevamo dei trip fantastici. Dei rumours non ci fregava niente. Ho incontrato uomini affascinanti. Non ho mai avuto problemi a posare nuda. Sai, i cinque anni in Kenya mi hanno liberata dal pensare la nudità come una provocazione. Le donne delle tribù, con i seni nudi e le collane colorate sono magnificamente simbiotiche con l’ambiente. In definitiva sono timidissima, ma casual, pratica con il mio corpo. Senza malizia. Mi spoglio whatever body I have.”

Sulla diversità:

“Nel fashion business non mi sono mai sentita debole, mai quella che subisce la moda. La diversità è bella ed è questo che insegno a mia figlia, piccola donna”

Quando le viene fatto notare che esiste la Musa ma non il Muso:

“Se non esiste bisogna crearlo. La Musa non è più a senso unico. Le cose vanno cambiate. Io, solo la Musa, non la farei. Se, per esempio, sono una Musa per Tisci, lui, per me, è un Muso. I talenti che ammiro sono – how do you say – una grande ispirazione per me. Condividiamo le nostre diverse creatività. Oggi vedo reciprocità fra Musa e Muso"

Quando le viene richiesto un suo pensiero sulla bellezza:

“Impossibile! Non esiste. È qualsiasi cosa, anche intoccabile. Ne potremmo parlare per ore. Lavoro in un campo dove la bellezza è tutto. Non sono considerata bella, ma ho lavorato eccome. È una questione troppo complicata, individua - le, impalpabile"

Sul cambiamento del corpo:

“Ho un corpo un po’ nervoso, una mente complicata. Da ragazzina venivo derisa perché ero diversa, un po’ sfigata. Il cambiamento può essere interessante dai 40 in poi. Potrei sbagliare, ma non sono mai stata vanitosa”