Come al solito, l'azienda di Menlo Park ha difeso il suo operato e ha promosso la collaborazione con le istituzioni europee. Ma il sottinteso fa più rumore di quello che è stato detto
L'articolo La risposta di Meta all’indagine della Commissione UE proviene da Giornalettismo.
Non si discosta molto dal suo solito stile la risposta di Meta all’indagine della Commissione Europea rispetto alle presunte violazioni di Instagram e di Facebook al Digital Services Act per quanto riguarda la presunta dipendenza dei minori dal feed dei social network e dall’efficacia dei sistemi di age verification che i social network stessi hanno messo a disposizione degli utenti. L’azienda di Menlo Park, come al solito, ha difeso il suo operato nell’ambito delle materie di interesse dell’indagine della Commissione UE e ha offerto la consueta collaborazione con le autorità per chiarire la sua posizione in merito. Uno statement anglosassone, i cui sottintesi – però – dicono molto di più di quanto dichiarato.
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«Vogliamo che gli adolescenti abbiano esperienze online sicure e adatte alla loro età – ha detto un portavoce ufficiale di Meta -. Per questo nell’ultimo decennio abbiamo sviluppato oltre 50 strumenti e policy pensate proprio per proteggerli. Questa è una sfida che tutto il settore si trova ad affrontare, e siamo pronti a condividere maggiori dettagli sul nostro lavoro con la Commissione Europea».
Il riferimento, in questa dichiarazione, è alle tante iniziative che Meta ha intrapreso – a livello globale – per la tutela della salute dei minori e per la verifica dell’età degli utenti di Facebook e di Instagram. Del resto, su questo tema, l’azienda di Mark Zuckerberg si è dovuta tutelare anche in passato, rispetto ad accuse rivolte anche al di fuori dei confini dell’Unione Europea (nel 2023, ad esempio, erano stati 33 stati Usa a evidenziare proprio questo aspetto). Tuttavia, ricordare le 50 iniziative e strumenti messi a disposizione da Meta significa anche una dichiarazione molto precisa alle istituzioni europee. Del tipo: se quello che abbiamo fatto fino a questo momento non va bene e cozza contro la nuova legislazione europea in materia, non vediamo come sia possibile fare di più. In quest’ottica va letta anche la disponibilità a una maggiore condivisione dei dettagli del lavoro svolto (ma non dei dati, come imporrebbe la trasparenza richiesta dal Digital Services Act).
Insomma, a ogni dichiarazione di Meta rispetto a provvedimenti comunitari sembra sempre più vicino il momento in cui potrebbe saltare la pazienza. Con conseguenze imprevedibili sul mercato europeo dei social network e sul relativo comportamento degli utenti.
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