Lo sfogo di Michele Santoro dopo l'esclusione di Pace Terra Dignità dalla Circoscrizione Nord-Ovest in vista delle Europee 2024
L'articolo «È assurdo che la firma digitale valga per tutto, ma non per le liste elettorali» proviene da Giornalettismo.
C’è un tema che dovrebbe essere al centro del dibattito politico e dell’opinione pubblica. Ci sono delle leggi scritte e lasciate nel cassetto, senza considerare l’impatto negativo sulla popolazione. Sugli elettori. Sull’esercizio democratico del voto. Oggi, anno 2024, un nuovo partito che vuole presentarsi a una tornata elettorale – nella fattispecie, alle Europee 2024 – deve andare di casa in casa, di piazza in piazza con i banchetti a cercare di raccogliere il numero di firme necessario. Oggi, anno 2024, quando ci sono strumenti online (certificati) che permetterebbero di procedere più velocemente – anche a livello di burocrazia – allargando la forchetta della partecipazione civile. Michele Santoro e il suo movimento “Pace Terra Dignità” rischia di essere la grande vittima di questa arretratezza, e lui stesso sottolinea l’importanza di una norma per dare validità elettorale anche alle firme digitali.
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Nel corso della conferenza stampa andata in scena quest’oggi, Michele Santoro – insieme a Maurizio Acerbo, Raniero La Valle e Marta Grande – ha commentato amaramente la decisione della Corte d’Appello di Milano di respingere le firme raccolte in Valle d’Aosta (per la Circoscrizione Nord-Ovest) a causa di un timbro mancante su alcuni moduli firmati dai cittadini: «Già il fatto che con lo sbarramento al 4% si costringa una lista nuova a raccogliere le firme è una roba preistorica. Saranno gli italiani, andando a votare con uno sbarramento al 4%, se questa lista debba essere o no rappresentata. Non c’è bisogno di altre azioni».
Al netto di questa considerazione, l’attenzione di Michele Santoro si è spostata sull’impossibilità – esattamente come capitato a Marco Cappato in occasione delle elezioni Politiche del settembre 2022 – di utilizzare uno strumento come la firma digitale: «Si è imposto, invece, che si raccogliessero queste firme. E lo si è imposto dopo che c’era una legge che è stata messa in cassaforte da questo governo che ogni giorno ci ricorda di fare dei miracoli straordinari per quel che riguarda l’economia, lo sviluppo civile di questo Paese e quant’altro. Una legge che riguarda la firma digitale. Per cui, nessuna firma digitale è possibile, certamente bisognava allargarne l’uso anche alle elezioni, ma non è possibile per niente. Con una firma digitale possiamo comprare qualcosa, fare un atto notarile, ma non possiamo firmare per una lista che vuole partecipare alle elezioni e dobbiamo andare a raccoglierle ancora una per una, con i banchetti».
Oltre alle firme digitali, c’è anche un altro tema che tocca sul vivo la situazione che si è creata per PTD in Valle d’Aosta: «Esiste un altro principio in questo Paese: l’autocertificazione. Ma per le raccolte firme per le liste elettorali non vale. Non basta che uno dia il suo documento d’identità, il suo codice fiscale e tutti gli elementi utili per identificarlo. Mentre si raccolgono le firme, è necessario che ci sia presente un certificatore. Ovvero, serve uno che dice che quei dati sono giusti e li firmi».
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