Dopo 20 anni il lungo cammino ha raggiunto il culmine ieri sera I fedeli: «È un’emozione grande. Con 7mila abitanti era necessario»
CARPI Una cerimonia toccante, partecipata ed emozionante. Dopo quasi vent’anni ieri sera la dedicazione della chiesa di Sant’Agata a Cibeno ha toccato il culmine.
L’evento tanto atteso dalla parrocchia pone il suggello a una vicenda di progettazione e di costruzione durata due decenni: se la chiesa è stata aperta al culto l’8 dicembre 2020, le limitazioni imposte dalla pandemia hanno impedito fino a oggi che il cammino fosse portato a compimento. Una parte importante del percorso, cominciato con monsignor Elio Tinti, si è sviluppata durante l’episcopato di monsignor Francesco Cavina: per questo sarà lui a presiedere la messa festiva, stamattina alle 10.
«È molto più di una semplice inaugurazione – commenta il parroco, don Andrea Zuarri – Va sottolineato, infatti, che la chiesa non è semplicemente una costruzione architettonica, ma è immagine visibile della comunità che lì si riunisce». Un pensiero speciale è rivolto da don Zuarri al suo predecessore, don Carlo Gasperi: «Ha fortemente voluto la costruzione della nuova chiesa, per rispondere alle esigenze di una parrocchia si è trasformata con il quartiere».
Tra i numerosi fedeli presenti, anche Paola Focherini, figlia del beato Odoardo. Sotto l’altare, sono state deposte le reliquie di martiri e santi, tra i quali proprio il beato carpigiano Odoardo Focherini, il beato Rolando Rivi e santa Clelia Barbieri. «Sono molto contenta che il babbo sia stato unito nella comunione con Rolando Rivi», commenta Paola.
Dopo i tradizionali tre rintocchi, il vescovo Erio Castellucci, arrivato in processione con il vicario generale don Gildo Manicardi e gli altri sacerdoti, ha ufficialmente impresso la svolta alla vita della chiesa. Ruolo fondamentale nella cerimonia lo ha rivestito il coro, composto da 20 elementi e simpaticamente denominato “Cantagata”.
«Questa chiesa è stata attesa è desiderata da tutti – spiega Auro Po, che ha seguito i lavori di ricostruzione, consentendo lo sblocco durante l’impasse che li aveva tenuti fermi due anni e mezzo in più del dovuto – Già è stata emozione l’apertura, ora la dedicazione è un’emozione ancora più grande».
La comunità parrocchiale fa riferimento ai 7mila residenti di Cibeno. «Frequento questa parrocchia da sempre – aggiunge Massimo Remondi – Il nuovo edificio era una grande necessità perché la chiesa madre non è più sufficiente. Le messe erano celebrate nel salone e per quelle più importanti era troppo piccola».
Numerose sono le attività della parrocchia, come la formazione per i giovani, oltre alla Caritas che distribuisce oltre 10 sporte alimentari alla settimana. Le famiglie assistite sono 35, cui si somma una famiglia ucraina che risiede nell’appartamento del parroco. l
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