FRASSINORO Era partito da Tassignano (Lucca) alle 9.32 per far ritorno a Castelminio di Resana (Treviso), dove l’elicottero era stato noleggiato da sei imprenditori e dove erano attesi per un appuntamento. Ma in Veneto il mezzo non è mai atterrato. L’ultimo segnale, collegato al telefono cellulare del pilota Corrado Levorin, è stato captato nella zona di Sant’Anna Pelago: è lì che ha agganciato l’ultima cella telefonica. Poi il nulla. È iniziata così una lunga giornata di mobilitazione e soccorsi che ha portato sull’Appennino modenese tutte le più alte specializzazioni nella ricerca delle persone.
Per diverse ore il cielo a ridosso del Monte Cimone è stato sorvolato da quattro elicotteri: quello dei vigili del fuoco di Bologna, il 118 di Pavullo, il Sar dell’Aeronautica di Cervia poi raggiunti anche dalla Guardia di Finanza. E intanto nella zona di Pievepelago e Frassinoro hanno iniziato a convergere anche gli operatori a piedi con tutti gli uomini della Protezione civile, delle Avap, del Soccorso Alpino e i vigili del fuoco. Imponente è stato anche il dispiegamento delle pattuglie dei carabinieri, pronti ad entrare in azione in qualsiasi istante. Ma per le squadre a terra è stato un pomeriggio di inattività perché dall’alto non è arrivato alcun segnale incoraggiante o di avvistamenti utili ad indicare una zona precisa entro cui cercare con decisione.
Le zone di Sant’Anna e Fiumalbo, così come quelle di Frassinoro e zona Vaccarecce a ridosso di Piandelagotti, sono particolarmente impervie. Ci sono fitti boschi che rendono la visuale dal cielo molto complessa, ma quello resta il modo migliore e più rapido per monitorare una porzione di territorio molto ampia. Sull’elicottero dell’Aeronautica viene anche fatto salire il personale del Soccorso Alpino, caricato all’aeroporto di Pavullo, per tentare di sfruttare al meglio le conoscenze degli operatori, che di quelle montagne conoscono ogni dettaglio.
Alle 17 la macchina delle ricerche innalza il livello di guardia. Al personale locale iniziano ad aggiungersi anche chi arriva dalla pedemontana in una mobilitazione che viene subito coordinata dalla Prefettura di Modena. A bordo dell’Agusta Koala, l’elicottero noleggiato dagli imprenditori all’Avio Helicopters, ci sono 4 manager turchi e due libanesi. Nell’aria si percepisce una certa preoccupazione anche per le personalità disperse. Si tratta infatti di imprenditori di alto livello, per di più stranieri e quindi la pressione internazionale aumenta ulteriormente, pretendendo risposte che però non arrivano come in tanti vorrebbero.
Il tempo passa, il buio diventa il peggior nemico delle ricerche e anche il tavolo aperto in Prefettura già programma le operazioni del giorno dopo. Perché intorno alle 21 la situazione legata alla visibilità impedisce ogni operazione di avvistamento: gli elicotteri tornano alla base (a Pavullo viene allestito una sorta di campo militare pronto ad ogni evenienza e dove l’Aeronautica fa rifornimento prima di riprendere quota) mentre rimangono in allerta i vigili del fuoco. Per le ricerche, infatti, vengono messe a disposizione le tecnologie di ultima generazione che serviranno nel corso della nottata per effettuare mappature in volo alla disperata ricerca di un segnale termico di vita.
Intanto sui telefoni cellulari delle decine di volontari di Protezione civile su cui Modena può contare arriva un messaggio: si cercano persone formate che da stamattina siano disponibili in squadre di almeno 3 operatori per riprendere l’attività di ricerca dei sette dispersi. Nessuno di loro ha dato segnali e neppure i loro telefoni sono stati in grado di essere individuati, elemento che rende tutto dannatamente più complicato. Alle 8 si tornerà all’opera con un obiettivo prioritario: individuare il velivolo, da lì tutto potrebbe diventare più semplice quantomeno nei soccorsi. l
© RIPRODUZIONE RISERVATA
