Mirandola fuori dall’Unione. Oggi riunione d’emergenza
Il messaggio è chiaro: basso profilo. La Mirandolaexit è talmente tanto complessa che le parti coinvolte – Comune e Unione Area Nord – stanno analizzando febbrilmente le conseguenze più immediate dopo la decisione del Consiglio di Stato. Domani è in programma, ad esempio, una riunione d’urgenza per comprendere la strada che riguarderà la parte politica dell’Unione dove “spariscono” i sette consiglieri mirandolesi (Marian Lugli, Dorothy Borellini, Marcello Furlani, Guglielmo Golinelli, Alessandra Mantovani, Carlo Tassi e Giorgio Siena) oltre al sindaco Alberto Greco che non siederà più in Giunta. Un paradosso per un ente che dovrà lasciare alcuni servizi in Ucman, garantendone il funzionamento e l’economicità, in quanto attivati da meno di 5 anni. Per coprire le assenze bisognerà modificare il regolamento dell’Unione e, rimanendo nella medesima scia, andrà cambiato il logo (sono presenti i 9 simboli delle municipalità) su migliaia di documenti già precompilati e il gonfalone di rappresentanza istituzionale.
A proposito di servizi condivisi servirà capire qual è la strada per quelli che nei prossimi mesi torneranno in capo a Mirandola. Si pensi, ad esempio, alla gestione degli asili nido. Pochi giorni fa, nonostante le proteste di genitori e insegnanti, l’Unione ha votato per esternalizzare anche “Il Paese dei balocchi” che sarebbe stato affidato attraverso un bando di gestione. Le insegnanti con contratto a tempo indeterminato sarebbero state trasferite al nido di San Felice, che da settembre sarà gestito da Asp. Ma a questo punto il trasferimento delle “tate” non appare così agevole perché effettuato tra enti che non condividono più il servizio. Mirandola, stando così le cose, si troverà quindi a decidere se mantenere il nido comunale (in Unione i consiglieri mirandolesi si erano opposti al piano di appalto) oppure procedere con il bando ma tenendosi “in casa” le docenti che hanno il contratto, destinandole ad altre mansioni.
Ci sono problemi poi nella suddivisione del personale e del materiale: si ricorderà quanto accaduto con la Polizia locale con Mirandola chiamata ad effettuare acquisti di strumentazioni che erano in quota Unione. Una situazione analoga varrà per il Ced, ossia i servizi digitali che sono comuni a tutta l’Area Nord. Mirandola potrà riacquisire i tecnici ma non il complesso sistema informatico.
Che dire, poi, degli uffici entro cui sono accolti i lavoratori di Ucman? La stragrande maggioranza dei servizi è in municipio a Mirandola, luogo deputato ad essere inevitabilmente il centro nevralgico dell’Unione. Ma da quegli uffici il personale Ucman dovrà ovviamente andarsene una volta che la città dei Pico si riprenderà la gestione diretta. Si tratta quindi di un problema logistico non secondario di cui dovrà prendere atto anche la Regione Emilia Romagna, fautrice delle Unioni che ha regolamentato con una Legge considerata non adeguata al caso specifico. Ecco quindi che la Mirandolaexit – pur avendo sancito la vittoria giudiziaria della maggioranza di centrodestra – avrà ripercussioni complesse per tutti e in pochi hanno di che rallegrarsi.l
F.D.
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