Uno studio di Ampere Analysis sottolinea che la piattaforma ha raggiunto in quasi tutti i paesi europei la quota richiesta dalla Commissione Europea
Il 30% dei contenuti su Netflix proviene dall’Europa.
Secondo uno studio di Ampere Analysis, il noto streamer avrebbe infatti raggiunto l’obiettivo imposto dalla Direttiva sui Servizi di Media Audiovisivi dell’Unione Europea (UE), che prevede che ogni piattaforma deve avere almeno il 30% di film e serie tv prodotte in Europa all’interno del proprio catalogo.
Entrando nel dettaglio, l’obiettivo sarebbe stato raggiunto da Netflix in Italia, Danimarca, Finlandia, Norvegia, Polonia e Svezia, mentre sarebbe stato superato, invece, in Bulgaria con il 32%, in Estonia, Lettonia, Lituania, Repubblica Ceca, Romania, e Slovacchia con il 33%, mentre nei Paesi Bassi con il 34%. Ancora sotto al 30% in Francia, Belgio e Svizzera, mentre nel Regno Unito e Irlanda si assesta al 27%. Per raggiungere la quota, il servizio inglese dovrebbe aggiungere 408 titoli europei oppure rimuovere 953 titoli di differente provenienza.
Per quanto riguarda i competitors, Disney+ si aggira attualmente sul 10%, nonostante recentemente abbia aumentato la commissione di produzioni originali locali. Amazon invece ha superato il 30% dei contenuti made in Europe in Germania, Svizzera e Italia, mettendosi alla pari con Netflix anche nel Regno Unito, raggiungendo il 27%. Hbo Max infine sta superando il 25% dei contenuti europei nella maggior parte dei suoi mercati.
Secondo lo studio, l’aumento dei titoli di matrice europea nelle piattaforme è frutto, oltre che della “pressione normativa per incrementare l’acquisizione di film e serie tv europei”, del lavoro di talenti di fama internazionale, che si ritrovano a interagire con attori e maestranze del Vecchio Continente, ma soprattutto di una strategia che vede streamer e importanti emittenti locali collaborare su progetti ambiziosi per alcuni mercati chiave.
«In assoluto silenzio, Netflix ha aumentato la proporzione dei suoi titoli europei all’interno del proprio catalogo, a tal punto che il rispetto delle normative sulle quote non dovrebbe avere un impatto negativo sulle sue realtà locali» – ha dichiarato Guy Bisson, il direttore della ricerca