Va in archivio la terza edizione del Gran Premio di Miami, sesto appuntamento del mondiale di Formula 1. La gara più spettacolare della stagione, che sancisce la definitiva consacrazione di Lando Norris, alla prima vittoria in carriera nel Circus, a interrompere un digiuno lungo quasi tre anni per la McLaren. Battuta la Red Bull di Max Verstappen, mentre chiude sul terzo gradino del podio la Ferrari di Charles Leclerc. Week-end estremamente positivo anche per Lewis Hamilton, sesto e vicinissimo alla Red Bull di Sergio Perez, e per Esteban Ocon, che porta il primo punto stagionale alla derelitta Alpine. In chiaroscuro Daniel Ricciardo, eroe della Sprint e ampiamente sottotono nel resto del fine settimana. Questo e molto altro nelle pagelle del Gran Premio di Miami.
Finalmente Lando! Tutto il paddock aspettava la prima volta di Lando Norris sul gradino più alto del podio, e il momento giusto è arrivato a Miami. L’inglese della McLaren è protagonista assoluto fino alla SQ2 del venerdì, salvo poi buttare al vento una pole position scontata e terminare la sua Sprint Race dopo appena una curva. Da lì, però, si rialza alla grandissima, confezionando un vero e proprio capolavoro in gara, soprattutto nella prima parte, grazie a un ritmo infernale che gli permette, così, di allungare lo stint e ritrovarsi in testa. Elemento fondamentale, sfruttato a pieno grazie alla Safety Car che, di fatto, gli consegna la vittoria. E, finalmente, spezza la maledizione.
La sua Alpine resta inguidabile e inguardabile, ma questo Esteban Ocon non lo sa e la porta ugualmente in zona punti, per la prima volta in stagione. Nonostante i progressi evidenti rispetto alle prime quattro gare, la vettura resta molto difficile da guidare, pertanto è necessaria tutta la qualità dei suoi ottimi piloti. In particolare da parte di Esteban, che lotta da leone in gara, regalandosi un bellissimo duello con Fernando Alonso (da cui esce battuto). Nulla di compromettente, perché la difesa finale su Nico Hulkenberg è decisiva, e vale un decimo posto insperato, con il punticino che porta con sé. Spiragli di resurrezione dalle parti di Enstone.
Indubbiamente il miglior fine settimana stagionale per il sette volte campione del mondo. Il tutto nonostante una macchina, la Mercedes, che ha fatto passi indietro con gli aggiornamenti, piuttosto che guardare avanti. Ma si sa, il talento di Lewis Hamilton può andare ben oltre i limiti di una monoposto mediocre, e si vede soprattutto in gara: abile a districarsi nelle lotte a centro gruppo nei primi giri, lucido e freddo a sfruttare l’opportunità concessa dalla Safety Car, che quasi gli permette di mettere le sue ruote davanti alla Red Bull di Sergio Perez. Con cui, ovviamente, non può lottare come potrebbe. Se solo avesse avuto una macchina decente… Magari già una SF-24…
Può sembrare provocatorio, ma è forse l’unico modo per dare una definizione completa al week-end di Daniel Ricciardo: fenomenale fino alla Sprint, desaparecido dalle qualifiche in poi. Tra venerdì e sabato mattina, l’australiano ripropone la versione migliore di sé, conquistando il quarto posto prima in griglia e poi mantenuto fino al traguardo della Sprint Race, con una difesa da leone su Carlos Sainz e Oscar Piastri. Tuttavia, la garra di Daniel si consuma in quei 19 giri, visto che da lì viene sonoramente battuto dal compagno di squadra, sia in qualifica che in gara. Sprazzi del Ricciardo che fu e che potrebbe ancora essere, ma senza continuità è difficile rimanere a galla in questo mare di squali.
Se non altro, nella scorsa stagione l’Aston Martin ha resistito fino a quasi metà stagione, prima di cedere il passo a Ferrari, Mercedes e McLaren. Quest’anno, invece, il crollo sembra essere arrivato prima: sia Fernando Alonso che Lance Stroll non si vedono quasi mai in tutto il week-end, distanti anni luce dai primi quattro. Se non altro lo spagnolo porta a casa qualche punticino che male non fa (il suo compagno neanche quello fa più ormai…), ma al termine di una lotta con l’Alpine. Ovvero una delle macchine peggiori in griglia. Passi indietro: tanti. Passi avanti: nessuno.
Se a Jeddah avevamo esaltato la caparbietà e la strenua difesa di Kevin Magnussen per consentire a Nico Hulkenberg di portare a casa punti iridati, stavolta bisogna fare un passo indietro. E anche grande. Perché il danese ha oltrepassato i limiti nella Sprint Race di sabato, condizionando la gara di tutti i piloti alle sue spalle, a cominciare da Lewis Hamilton. Per carità, non c’è nulla di male nel vedere un pilota tenere durissimo sugli attacchi avversari, ma l’ex McLaren ha esagerato, danneggiando deliberatamente la corsa altrui con frenate senza senso, tagli di chicane e spinte agli avversari fuori dalla pista. Le penalità inflitte durante la gara sono state troppo leggere: gli estremi per la bandiera nera c’erano tutti. In aggiunta, alla domenica manda Sargeant anche nel muro. Insomma, una gara a casa, dal divano, non farebbe male…
La disasterclass della FIA in ogni gara è ormai una triste consuetudine. Stavolta, a pagarne le spese è Carlos Sainz, vittima di una penalizzazione folle per il contatto con Oscar Piastri. Decisione senza un senso logico, specie se si pensa alla mancata sanzione nei confronti di Sergio Perez per la staccata in partenza a buttar fuori lo stesso spagnolo e Charles Leclerc. Come se non bastasse, si aggiunge a tutto ciò anche il tempismo errato della Safety Car nell’uscire dal box dopo l’incidente tra Magnussen e Sargeant, che avvantaggia Lando Norris e penalizza il resto del gruppo. Solita, tanta confusione fantozziana.
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