Un governo formato per tre quarti da donne: il premier e leader socialista albanese Edi Rama, dopo le elezioni del 25 aprile, ha voluto dare un segnale tangibile del cambiamento, nominando 12 ministre donne (a cui sono stati affidati dicasteri molto importanti, proprio mentre l’Albania – conservatrice e in parte musulmana – cerca di accelerare l’ingresso nell’Unione Europea) e 4 ministri uomini.
Nel nuovo governo, detto «Rama 3»: gli Esteri sono ora in mano a Olta Xhacka, le Finanze a Delinda Ibrahimi, l’Agricoltura a Frida Krfica, la Cultura a Evlia Margariti, le Infrastrutture a Belinda Bolluku, il Turismo a Mariela Kumbaro, la Pubblica istruzione a Evis Kushi, la Sanità a Ogerta Manastirliu. Fra gli uomini nominati, Arden Ahmetai è il vicepremier, Bledi Cuci è agli Interni, alla Giustizia c’è Ulsi Mania e Niko Peleshi è alla Difesa.
I quattro ministri senza portafoglio sono Elisa Spiropali, in qualità di ministro per i Rapporti con il Parlamento, Edona Bilali, per la Tutela dell’imprenditorialità, Milva Ekonomi, per i Servizi, e Bora Muzhaqi, per la Gioventù e l’infanzia.
Con un governo formato al 70,6% delle donne, quello albanese diventa quello con la componente femminile più alta al mondo, seguito dalla Spagna, dove i due terzi dei ministri sono donne, e dalla Finlandia (61%). Anche il precedente governo di Rama, comunque, era uno dei 14 al mondo con oltre il 50% dei posti ricoperti da donne.
Rama, 57 anni, è stato accusato di avere ottenuto successo alle elezioni solo grazie a un enorme apparato politico che si nutre di risorse statali e utilizza l’intimidazione degli elettori. Ma, nel suo discorso, il premier ha difeso la vittoria elettorale come legittima e ha affermato che un problema importante della politica albanese rimane l’assegnazione di posti di lavoro nel settore pubblico ai membri del partito al governo e ai loro parenti. «Non c’è dubbio che la macchina politica di un grande partito sia indispensabile per vincere le elezioni», ha spiegato, aggiungendo, tuttavia, che «un partito politico non dovrebbe essere solo una palude degli interessi di individui privilegiati».