Ammettere di perdersi è, per Lea Cuccaroni, il modo migliore per ritrovarsi. «Non c’è niente di male nel sentirsi persi.
Mi sono colpevolizzata molto in passato per sentirmi confusa fino a quando ho capito che non c’era niente di sbagliato nell’avere dei dubbi e nel fermarmi un attimo per conoscermi meglio» racconta al telefono Lea, youtuber, influencer e creator digitale che ha scelto di dedicare il suo primo romanzo, Quasi settembre, pubblicato da Mondadori, proprio a questo tema, costruendo una trama intorno a una ragazza, Ludovica, che si sente persa dapprima nella sua relazione con Paolo, più grande di lei, e poi nella scelta del suo percorso di studi. A Cuccaroni, 21 anni, quest’ultimo aspetto è successo davvero: «L’idea del libro mi è venuta a marzo del 2020. In quel periodo ho fatto il test di ammissione per l’università e ho sentito di aver concluso una fase di confusione interiore che, però, volevo in qualche modo buttare fuori per sentirmi più vicina alle persone che attraversano un momento di indecisione».
Nel caso di Cuccaroni, quell’indecisione ha coinciso proprio con la scelta di un’università che non faceva al caso suo: «Ero spesso a disagio: tutti i miei compagni erano contenti delle loro scelte e davano gli esami, mentre io non facevo che chiedermi cosa avessi sbagliato». Adesso Lea ha finalmente trovato la facoltà e l’indirizzo giusti: studia Comunicazione d’impresa e relazioni pubbliche, e ammette di divertirsi molto e di studiare anche volentieri perché in fondo, anche se non ai livelli della protagonista del suo romanzo, è un po’ una secchiona.
Quando si sente persa, cosa fa per ritrovarsi?
«Come accade nel libro, scrivo delle liste e degli elenchi: è un metodo semplicissimo che mi dà una prima idea su dove bisogna andare. Oltre a questo, come fa Ludovica, sento, però, anche il desiderio di prendermi del tempo per farmi le domande giuste e ammettere gli errori».
Quando ha scritto la prima lista?
«In prima elementare, quando ho imparato a scrivere».
Il processo di scrittura del libro l’ha messa alla prova, visto che ha condiviso su Instagram delle Stories nelle quali piangeva e si sentiva stressata.
«Ripercorrere alcuni momenti degli ultimi anni è stato importante, senza contare l’ansia di fare bene e che qualcun altro leggesse quello che avevo scritto per mesi nella solitudine della mia stanza. In questo libro c’è molto di me».
Non lo ha fatto leggere a nessuno mentre lo scriveva?
«Solo verso la fine ho fatto leggere le ultime pagine al mio ragazzo e alla mia migliore amica: durante la scrittura volevo concentrarmi sulla storia senza interferenze».
A un certo punto del libro scrive: «Se qualcosa ci rende tristi, bisogna piangerla via». Piange spesso?
«È un metodo che arriva dal mio primo anno di liceo, quando ero disperatamente innamorata di un ragazzino che non era molto cortese con me. Ricordo una sera di aver pianto fino a quando ho sentito di aver esaurito le lacrime. Da quel momento, quando una cosa mi fa stare male, piango e mi libero. È un modo per sfogarmi».
L’amore travagliato che vive la protagonista ha qualcosa in comune con il suo vissuto, invece?
«Ho messo insieme diversi pezzi della mia esperienza e di quella di chi mi sta intorno. Volevo incorporare una relazione nel romanzo perché volevo dare a Ludovica la possibilità di sperimentare un amore che si esaurisce e di rimanere ferita o delusa da un’altra persona per ricominciare e imparare qualcosa di nuovo».
I dubbi che ha avuto nell’amore e nello studio li ha mai avuti nel suo lavoro?
«No, quel percorso è sempre andato liscio perché è un universo in cui posso essere me stessa e cambiare con uno schiocco di dita. Il resto deve rientrare nei ranghi, in schemi più precisi. Il mio lavoro rappresenta la creatività più assoluta».
È sempre stata creativa?
«Quando avevo 10 anni, mio padre mi ha ripresa mentre insegnavo, in finto inglese, a mia sorella a giocare a Uno».
Che sogni aveva a 10 anni?
«Volevo diventare una rockstar come Hannah Montana. Con il tempo è un sogno che è andato a scemare: vorrei tenere il canto nella sfera privata».
Cosa sente, invece, di voler continuare a condividere?
«Le mie esperienze. Sono fortunatissima perché ho trovato una community di persone che viaggiano con me: mi piacerebbe continuare a condividere le mie emozioni ancora per molto tempo».
Cosa le rimane da realizzare?
«La vita è lunga, vado per gradi. In questo decennio, dai 20 ai 30 anni ,vorrei realizzarmi come giovane donna nei miei obiettivi lavorativi e universitari, oltre che a livello di relazioni umane. Il prossimo decennio vedremo».