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Le grandi storie dei vestiti reali. Sarah Ferguson, la Sloane Ranger che sapeva volare

La duchessa di York è stata spesso criticata per il suo look ma quando indossava la sua uniforme da ragazza della Londra bene non la fermava nessuno: era in grado perfino di pilotare gli elicotteri. Con qualcosa di floreale addosso Fergie poteva sollevare il mondo
La Sloane Ranger a lezione di elicottero
La Sloane Ranger a lezione di elicottero
La Sloane Ranger a lezione di elicottero
Come nasce una Sloane Ranger
Maglione fantasia e jeans
Bermuda e maglione sulle spalle
Il colletto come must
In tenuta da lavoro
Il blazer blu
Il pullover a V
Al match di tennis con fantasia
Matchy matchy
Uno dei suoi look preferiti
Un completo a fiori per la luna di miele
L'abito a fiori con la giacca blu
Il giubbotto blu
Con l'abito blu a microfantasia
L'abito celeste e il famoso giubbotto
Camicetta e gonna a pois
Abito blu fantasia e bottoni dorati
Il completo chiaro
La sloanie cowgirl
Il pullover sulle spalle
I pantaloni a fiori rosa
La sloanie in tour
Cardigan e maxidress floreale
Un jeans e un maglioncino
Una pura formalità
Jeans e montone
Nuovi capelli e nuovo look
Il blazer blu con la gonna a pois
Un po' rodeo
La fascia per i capelli
La camicia stampa all over
In blu
La giacca a righe
La comparsa dei leggins
Frange e Hermès
Torna il collettone
La camicia sportiva
Con il suo elicottero
Di corsa con i fiori
La sloanie che è in Fergie non muore mai

Se fosse stata in blue jeans e felpa, la sua vita sarebbe stata sicuramente diversa. Vittima dei tabloid della prima ora, Sarah Ferguson era bullizzata per tanti motivi, tra cui la presunta assenza di gusto. Quando si presentava a un evento con uno dei suoi abiti eccessivi, vaporosi, esageratamente colorati, pittoreschi, la stampa non mancava di criticarla anche perché, purtroppo per lei, competeva con una cognata ingombrante come Diana che fin dal primo momento a corte aveva capito come usare la moda a suo vantaggio.

Al contrario l’abbigliamento informale della duchessa di York (ingiustamente etichettata come duchessa di Pork da quegli sciagurati giornali) era quello di una ragazza moderna, al passo coi tempi londinesi. In quel periodo nella capitale britannica per essere alla moda dovevi essere una Sloane Ranger e Sarah Ferguson ne era un esempio perfetto. Per molti anni ha mantenuto quello stile, oramai invischiato nel suo DNA, e ne ha fatto sfoggio tutte le volte che non doveva agghindarsi per un impegno reale.

Come quella volta che è andata a lezione per ottenere il suo brevetto di volo alla base aeronautica di Benson, a sud di Oxford. Nonostante l’occasione spartana, non ha rinunciato alle sue amate fantasie floreali, infilandosi un paio di pantaloni celesti da brava ragazza e una felpa dello stesso colore. Senza quella giacca da aviatore, sarebbe stata pronta per un tè a South Kensington. Una sloanie come tante, solo in grado di pilotare un elicottero.

La sloanie Sarah pilota il suo elicottero Jet Ranger a novembre del 1987. Foto Getty

Non solo di abiti sontuosi si nutrono le grandi storie dei vestiti reali e, per parlare dell’irriverente Sarah Ferguson possiamo partire da un paio di pantaloni che ne raccontano la personalità più di quegli abiti da soap opera. Molto lontane da Fergie, tutte le altre donne di casa Windsor. L’amica Diana era nata aggraziata e con un innato senso dello stile come ha dimostrato l’Elvis dress e, dopo di lei, sulle sue tracce ma in maniera diversa Kate Middleton che si è rivolta a Jenny Packham per trovare la sua personale Catherine Walker e Meghan Markle, la duchessa americana che ha sbalordito tutti con una creazione del connazionale Oscar de la Renta nel tour in Australia.
Non fa parte dello stesso campionato la regina Elisabetta e il suo carico di simboli rappresentato dall’ecumenico Coronation dress e, in parte, neanche la principessa ereditaria Victoria che, conoscendo l’importanza della sua sorte, si gioca benissimo le sue carte recuperando un vecchio abito di Nina Ricci dal guardaroba della madre, la regina Silvia. E poi ci sono le due nate commoner che continuano a dettare legge nel mondo della moda reale: una è Letizia Ortiz che si è fidanzata con Felipe di Spagna con un tailleur bianco di Armani e l’altra è Mary di Danimarca che santifica le feste con un vestito di velluto burgundy tra sostenibilità e versatilità. Chi ha lasciato decisamente un segno nel costume (reale) è Grace Kelly: l’attrice è diventata principessa attraverso un capolavoro sartoriale firmato da Christian Dior.

Che quella di Sarah e Andrea non fosse una coppia normale lo si poteva intuire anche dall’elenco dei doni ricevuti per le nozze. Quando nell’estate del 1986 i due neosposi si sono messi a scartare i regali, tra ceramiche, gioielli e infiniti servizi da tè, hanno trovato un corso di addestramento di 40 ore per imparare a pilotare l’elicottero del valore di circa 15 mila dollari offerto dal ricco Lord Hanson. Il coupon era ovviamente rivolto alla duchessa di York perché Andrea, ufficiale di marina, era elicotterista della Royal Navy e in quel ruolo aveva combattuto la guerra alle Falkland nei primi anni del decennio in cui si è accasato. Tra le dichiarazioni di Sarah, ancora solo fidanzata, le cronache registrano: «Volare è la sua vita e io voglio far parte della sua vita».

Dopo un anno e qualche mese, alla base aeronautica di Benson, a sud di Oxford, la pirotecnica Fergie era in procinto di ricevere  la sua licenza di pilota di elicotteri. «Ora so esattamente di cosa parla quando esce per le sortite militari, è quello che volevo ottenere» disse la duchessa innamorata ai giornalisti. Se c’è una cosa che non ha mai fatto, è mettere da parte la sua personalità. In posa di fianco al modello Bell Jet Ranger, Sarah Ferguson si è presentata vestita, chissà, forse a caso o forse no, vestita da Sloane Ranger. Oggi quei pantaloni possono sembrare un po’ naïf considerato il contesto ma a volare sulle campagna inglesi c’era la vera Sarah Ferguson, non quella che gli altri avrebbero voluto che fosse.

Essere sloanie non era solo una questione di stile ma anche di censo. Gli Sloane Ranger erano una sorta di tribù posh che imperversava nella capitale ma che con i suoi codici aveva conquistato il paese intero. Per essere autentico però dovevi provenire da certi quartieri e avere almeno un re o una regina come parente, anche fosse nell’ultimo ramo dell’albero genealogico. Il nome infatti mette insieme Sloane Square, una piazza del ricco quartiere Chelsea, e un personaggio noto della televisione britannica.

Se ora siamo in grado di parlare con cognizione di causa è perché nel 1982 i giornalisti Ann Barr e Peter York hanno dato alle stampe il fondamentale The official Sloane Ranger handbook. Nel manuale veniva esplorato a fondo il fenomeno, nato più o meno nel 1975, che ha una declinazione sia femminile sia maschile. Per quanto riguarda l’esemplare femmina di Sloane Ranger, senza scomodare la regina indiscussa che era ovviamente Diana (un suo ritratto campeggia nella copertina del bestseller), basta guardare le fotografie di Fergie scattate quando presenziava in quei tornei sportivi in cui gli aristocratici si radunavano e, auspicabilmente, si fidanzavano allo scopo di fare un buon matrimonio tra gente dello stesso giro (avete presente la dinamica di Quattro matrimoni e un funerale? Ecco, quella).

La divisa prevedeva più o meno dei vestitoni a fiori probabilmente realizzati con stampe Liberty, delle gonne plissettate, camicie dagli ampi colletti, foulard di Hermès da mettere in testa, mocassini di Gucci, una collana di perle e un cerchietto imbottito di velluto.
Il blue navy era il colore d’ordinanza, il blazer con i bottoni dorati un must magari indossato con un paio di jeans, il pulloverino legato sulle spalle o un maglioncino fantasia idem. Il New York Times nel 1984 si occupò della questione che sembrava imparentata con lo stile preppy in voga negli Stati Uniti. La giornalista Erica Brown aveva scritto un pezzo in cui andava a spasso per Londra segnalando tutti i negozi in cui si servivano le sloanies come Sarah: Monsoon per le gonnellone, Caroline Charles, Regamus, Joseph, Rodier, Jaeger per gli outfit da giorno e da sera, i jeans e l’abbigliamento casual da Shaws. Sono tutti nomi che magari a noi italiani dicono poco. Per favorire un’immagine a quelli della Generazione X potremmo dare come riferimento Sharon Zampetti de I ragazzi della 3a C: una versione più edulcorata della paninara profumata Cacharel, con la cartella della Naj Oleari, il colletto sulla felpa probabilmente Best Company e le Timberland al posto del mocassino.

Sarah Ferguson con la madre nel 1986 a una partita di polo. Foto Getty

La sloanie modello, come descritto in The official Sloane Ranger handbook, lavorava in una galleria d’arte o nell’ambiente dell’editoria mentre la controparte maschile, tendenzialmente ricca di famiglia, poteva mantenersi con le proprietà terriere o a scelta poteva lavorare nella finanza o si poteva guadagnare da vivere facendo l’ufficiale.
Sarà sfogliando il manuale che l’aveva messa in copertina che a Diana è venuto in mente di fare da Cupido tra Sarah e Andrea. Il posto prescelto per scoccare la freccia tra due che, pur conoscendosi da tempo, sembravano le due parti della mela, non poteva che essere Ascot.

Finché Fergie era una sorta di dama di compagnia dell’amica principessa, andava tutto bene ma è quando i riflettori si sono accesi sulla rossa Sarah che cose hanno cominciato a farsi infuocate. Non c’era volta che non fosse presa di mira, oltre che per la silhouette, anche per le scelte di stile. In effetti, i suoi vestiti stravaganti lo erano davvero e forse la duchessa non veniva compresa in tutta la sua esuberanza, esuberanza che però veniva alimentata dalla sua assistente personale.

Jane Andrews fu assunta a palazzo nel 1988. Era una studentessa di moda che aveva risposto a un annuncio di lavoro su un giornale, non sapendo che la datrice di lavoro sarebbe stata Sarah Ferguson. Di origini modeste, era diventata fin da subito indispensabile per la duchessa. Era arrivata a un punto di emulazione che capitava che venissero scambiate per sorelle.

Quello che interessava a quella che oggi chiameremmo banalmente stylist non era tanto che Fergie facesse bella figura in società quanto fare la sua personale scalata sociale. Se memorabili sono gli outfit per bizzaria, meno lo sono le griffe che li hanno disegnati: il web, diversamente a quanto accade per Diana, ci consegna a fatica un nome da legare a una di quelle meringhe di taffetà, satin e tulle. Quella personal dresser, per quanto riguarda lo stile, è stata per la duchessa una vera e propria assassina.

Purtroppo, Jane Andrews, assassina lo era di nome e di fatto. Lontana dalla casa reale, licenziata per una taglio dei costi, si era fidanzata con ricco uomo d’affari pensando così di sistemarsi. Quando lui però si rifiutò di sposarla, lei lo colpì nel sonno con una mazza da cricket, finendolo con un coltello da cucina nel petto. A conti fatti, a Fergie è andata anche bene visto che a lei alla fine ha ammazzato solo il guardaroba. In questi anni la ex assistente è entrata e uscita di prigione: una volta è stata pizzicata a vendere cimeli reali in una bancarella, chissà se c’era qualche accessorio appartenuto alla duchessa.

Il tempo è galantuomo. Per Sarah Ferguson è giunta l’ora di «ripigliare tutt’chell che è ‘o suo». La stampa è diventata nostalgica di quei look così 80s tanto che Caroline Leaper del Telegraph sostiene che il più grande scandalo di The Crown sia stato quello di aver omesso lo stile esagerato di Fergie dal racconto. Ma per la duchessa di York quello è il passato. Ora è una nonna che legge fiabe ai bambini su Instagram con buffi berretti e dopo quello che ha patito a causa di tutte quelle maldicenze, ora è talmente risolta e in forma che se ne infischia se qualcuno la prende in giro nel suo essere consapevolmente buffa.

Per il compleanno dei 60 aveva annunciato che avrebbe rinnovato la licenza da pilota di elicotteri, un progetto probabilmente interrotto dalla pandemia. Ora che quello stile da Sloane Ranger è tornato di moda grazie a it-girl come Alexa Chung e Olivia Palermo e attrici come Emma Corrin e Katherine Ryan, chissà se la felpa e i pantaloni a fiori sono ancora nell’armadio pronti a rinverdire i vecchi fasti. Tuttavia, anche se i vestiti fossero uguali, una differenza sarebbe sostanziale. Ora Sarah Ferguson volerebbe sui cieli di Londra per sé e non certo per il suo principe opaco.

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