Lombardia, provincia autonoma di Bolzano e Sicilia sono le tre regioni d’Italia che, in base al monitoraggio eseguito dall’Istituto di Superiore di Sanità, entrano in Zona Rossa. Lo ha stabilito il nuovo Dpcm, approvato dal Consiglio dei Ministri e in vigore dal 17 gennaio. Una decisione che, nonostante si paventasse già da qualche giorno, nel caso della Regione Lombardia incontra il totale dissenso degli amministratori.
«I criteri su cui si basa la valutazione per la definizione della tipologia di rischio e quindi l’assegnazione del colore alle zone devono essere oggetto di necessaria rivalutazione per essere più tempestivi e coerenti con l’andamento epidemiologico», ha evidenziato nel tardo pomeriggio di ieri la vicepresidente Letizia Moratti, assessore al Welfare, intervenuta sull’ipotesi di un eventuale ricorso contro l’inserimento nella Zona Rossa. «Regione Lombardia viene penalizzata pur avendo una incidenza di contagi per abitante nettamente inferiore a diverse altre regioni e alla media nazionale, sulla base di dati risalenti a due settimane fa, mentre nel frattempo la situazione è di gran lunga migliorata», ha precisato la vicepresidente. «Occorre pertanto una revisione urgente di questi criteri e dell’eventuale inserimento della Lombardia in zona rossa».
Era stato poco prima il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, intervenendo in diretta a Pomeriggio Cinque, ad annunciare un ricorso qualora fosse arrivata l’ordinanza di inserire la regione in Zona Rossa. «In Lombardia negli ultimi 15 giorni la situazione è migliorata almeno per classificarci in zona arancione» aveva spiegato il governatore. Precisando inoltre che: «Ho chiesto al ministro Speranza di ripensarci e invieremo delle accurate note per spiegare le motivazioni della nostra opposizione. Sono stato cauto e ho preteso sempre il rispetto delle regole. Tuttavia ritengo fortemente penalizzante questo scenario, che darebbe un colpo devastante a una grossa fetta dell’economia lombarda. Più volte ho chiesto al Governo di rivedere i parametri perché basati su dati vecchi, in questo caso del 30 dicembre che, oltretutto, non tengono conto di importantissimi indicatori a noi favorevoli, come per esempio l’Rt sull’ospedalizzazione. Purtroppo non abbiamo ancora ricevuto risposta».
Sulla richiesta di deroga alla zona rossa da parte di alcuni sindaci lombardi il presidente ha poi sottolineato: «Comprendo bene le ragioni dei sindaci che, evidenziando come i loro territori sono al di sotto della media regionale, chiedono una deroga. Il problema è che tale parametro non è preso in considerazione dal Ministero della Salute e dal Cts nazionale, ma solo l’Rt. Se venisse utilizzato il tasso di incidenza dei positivi su 100 mila abitanti, infatti, oggi la Lombardia non finirebbe in zona rossa. Prendendo in considerazione quel dato la Lombardia ha un’incidenza ben al di sotto di gran parte delle altre regioni italiane, che oggi verranno classificate magari anche in zona gialla».