Leonardo Sciascia è stato l’assoluto, il solo uomo capace di far confluire su di sé ogni definizione e ogni suo contrario. Intellettuale, ha rifiutato di essere definito tale. Politico, ha disprezzato il potere. Ironico, si è tenuto alla larga da qualunque, e pura manifestazione di comicità. Sciascia, di cui l’8 gennaio ricorre il primo centenario della nascita, è stato l’unico. «Un’anomalia», lo si definisce nello Scrittore Alieno, documentario che in sé porta un che di circolare.
La produzione, diretta da Simona Risi con la voce narrante di Gioele Dix, è breve e curata. Quattro sezioni la compongono, riflesso, ciascuna, di un segmento specifico del Sciascia uomo: uomo di lettere, di parole, uomo di idee e ideologie che, nell’Italia della Prima Repubblica, non hanno trovato alcuna appartenenza materiale. Sciascia è raccontato attraverso la Sicilia, figlio orgoglioso delle zolfare, attraverso la Politica, e un comunismo che ha perso l’occasione di essere rivoluzionario, facendosi niente. È raccontato attraverso la Religione e il Giallo, ed è raccontato nelle parole dei familiari che gli sono sopravvissuti, degli uomini che ha conosciuto, degli intellettuali che ne hanno ereditato l’immenso lascito filosofico.
Leonardo Sciascia – Scrittore Alieno, su Sky Arte nella prima serata di venerdì, è raccontato con minuzia, ed è dalla minuzia che può emergere il quadro di un artista «anomalo». «Sciascia era un’anomalia, maestro per costrizione, ha attraversato il fascismo rimanendone immune. Ha vissuto la Prima Repubblica da solitario, contestato le chiese e il potere rimanendone estraneo», si dice nel documentario, dove è ben spiegato quale legame lo scrittore siciliano abbia intessuto con la politica. Comunista non tesserato del Partito Comunista clandestino, deputato prima, radicale poi, si è lasciato soggiogare dal fascino eterno del potere. Ma, uomo integerrimo, ne ha poi preso le distanze, deluso dall’esito di una battaglia che, agli occhi del poi, ha assunto i tratti meravigliosi dei mulini donchisciotteschi. Sciascia, primo scrittore ad aver spalancato le porte della letterarietà alla critica della mafia, ha detto di non aver scelto la politica, ma di esservi stato costretto dai suoi libri. Gli stessi nei quali ha fatto, però, confluire buona parte della propria disillusione politica. Sciascia è stato la ciclicità, un ripiegarsi del tempo in un eterno che non ha inizio né fine, e che, oggi, ancora, mantiene intatta la propria potenza.