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La principessa e lo sciamano

Una discendente della casa reale norvegese e un uomo con dei poteri magici si incontrano e si innamorano. È una fiaba moderna (e controversa) che ci parla anche di razzismo e di accettazione

Questo articolo è pubblicato sul numero 2-3 di Vanity Fair in edicola fino al 19 gennaio 2021

Ritrovarsi stesi sul pavimento di una stanza d’hotel e subire un trattamento con presunte scariche elettriche non è proprio uno scenario da favola, ma è così che comincia questa storia.

«Togliti le scarpe» mi dice Shaman Durek nella suite che ha preso al Mondrian di Park Avenue, New York. Shaman Durek non si affida alla medicina, alle piante o ad altri strumenti terreni. Punta direttamente agli spiriti per aiutare, dietro compenso, i suoi clienti a recuperare pace ed equilibrio. Non ti dice come vivere. Ti aiuta a trovare una soluzione ai problemi affinché tu possa uscirne da solo. Così, quando mi dice di sdraiarmi con le braccia lungo i fianchi, obbedisco. È stato un periodo molto stressante e sono contenta di lasciarmi guidare per un po’.

Non siamo soli. «Märtha», chiama rivolgendosi alla donna dietro di lui. «Mmm», mormora chinandosi per baciare la donna, la sua ragazza, la Principessa di Norvegia. Si frequentano da sei mesi e nell’ultima ora e mezza stanno facendo una lettura sciamanica su di me. Il mio bambino interiore ha detto loro che vorrebbe danzare nella natura e le mie ossa hanno detto allo sciamano che ho bisogno di due case, un giardino con fiori e animali, due sbocchi creativi per le mie mani e per gestire quella che Durek chiama la mia «empatia disfunzionale». Ora lo sciamano parlerà con la mia anima. «Ti amo» dice alla principessa Märtha Louise, che assiste alla seduta seduta a gambe incrociate. Poi, si dedica a me.

Spiriti, dice rivolgendosi alla stanza, ora entreremo nel suo corpo. Chiede agli spiriti di aprire le mie sinapsi, di creare un campo energetico lungo la mia colonna vertebrale e di far uscire il veleno dal naso, dalla gola e dalla bocca. (Non sento forze di alcun tipo nella mia colonna vertebrale e non esce nulla da nessuna parte). Chiede allo spirito di suo padre di creare un impulso nel mio addome e allo spirito di sua nonna di provocare vibrazioni tali da aumentare le frequenze di polarità nel mio corpo. (Da quel che sento, niente pulsa o vibra, ma, come ha sottolineato Durek, non sono attrezzata per valutare le frequenze di polarità. Nessuno lo è). Squadra dell’agopuntura, dice rivolgendosi alla stanza vuota, infilatele un ago nel quadrante superiore dell’orecchio affinché lasci andare la frustrazione. Fate scorrere la medicina nel suo corpo, esorta. Date una scossa al suo sistema. Spiriti, aprite i suoi tubi bronchiali. Fate girare gli elettroni ancora più velocemente. Lo senti il ronzio? (No). Fai uscire il veleno con uno sbadiglio. Tossisci per espellerlo. Non ho sbadigliato. E non ho neanche tossito.

Ho iniziato, però, a sudare leggermente, perché la stanza non ha l’aria condizionata e perché io, germofobica già da prima della pandemia, sono rimasta stesa sul pavimento di una stanza d’albergo per quasi un’ora; e perché a giudicare dal modulo di consenso informato che il manager di Durek mi ha chiesto di firmare (sì, lo sciamano ha due manager, una portavoce, un avvocato, un direttore operativo e un responsabile dei media) so che questa cosa può finire in qualsiasi modo.

Il modulo conteneva istruzioni su cosa evitare prima della seduta (niente carne, alcol o sigarette nelle 24 ore precedenti) e su cosa avrei dovuto fare una volta arrivata in albergo: tutto sembrava fantastico. Lo sciamano di Gwyneth Paltrow frequenta la Principessa di Norvegia e insieme leggono la mia energia e i miei spiriti (un servizio che di solito costa 1.000 dollari) in una suite con vista su Park Avenue. Come faccio con tutti i documenti legali, prima di firmare inoltro il consenso informato a mio padre. Il quale mi chiama nel giro di un minuto. «Questa cosa», mi dice, «non la puoi firmare». Mio padre è un avvocato. «Sei arrivata a leggere fino al sesto paragrafo, dove si parla di penetrazione genitale?».

Firmando acconsenti espressamente a tutti i trattamenti, metodi e tecniche che Shaman Durek riterrà necessario utilizzare, a sua discrezione. Questi includono, tra le altre cose: contatto fisico, guarigione energetica, rilascio di tossine, penetrazione energetica o contatto coi genitali. L’atto dà anche a Durek il diritto di interrompere la sessione se si tenta di baciarlo o toccarlo; se ci si tocca; se ci si spoglia o si tenta di spogliarlo; se si tenta di avere un rapporto sessuale o orale con lui oppure di autoprocurarsi piacere; o se lo si minaccia in qualsiasi modo.

«Il motivo per cui ci sono queste clausole è perché nelle sedute emergono anche questioni di natura sessuale», mi spiega qualche mese dopo, nella stessa stanza d’albergo a Park Avenue. «Il sistema linfatico si sblocca vicino all’inguine. Quindi, il fatto che le mie mani debbano andare lì potrebbe essere male interpretato. Ci sono celebrities che, durante le sedute, si sono spogliate e mi hanno chiesto di avere un rapporto sessuale. Ci sono stati uomini e donne – non posso fare nomi, ma sono grossi nomi – che mi hanno detto: “Ho sempre sognato di fare sesso con uno sciamano”».

I profili social dello sciamano Durek hanno ricevuto una spinta grazie ad alcuni clienti famosi, da Chris Pine a Selma Blair a Rosario Dawson. La Paltrow, regina del regno spirituale fatto business, che Durek definisce sua «anima gemella», lo chiama la sua «luce con l’armatura splendente». Shaman ha 185.000 follower su Instagram, piattaforma dove promuove podcast, sessioni di guarigione in diretta, workshop, camei televisivi, il suo libro e foto con la principessa Märtha e i loro amici famosi.

Märtha Louise è forse l’adepta più autorevole di Shaman Durek. Quarta in linea di successione al trono di Norvegia, primogenita del re Harald e della regina Sonja. Divorziata, madre di tre figlie, ha sempre nascosto la sua spiritualità in un paese, il suo, che rifiutava di accettare  l’idea che lei parlasse con gli angeli.

Quando era piccola, la principessa Märtha Louise non si sentiva particolarmente regale: le piaceva stare all’aria aperta e odiava vestirsi in modo elegante. Avrebbe voluto che i suoi genitori fossero dentisti, invece che re e regina. Essere una principessa è difficile. Il semplice fatto che fosse nata aveva scosso la Norvegia a causa delle regole di successione. Le donne sono seconde, anche quando arrivano per prime. Per fortuna, come dice lei stessa, i suoi genitori hanno avuto un figlio maschio due anni dopo di lei, e lui l’ha superata nella linea di successione. La sua giovinezza è stata piena e vuota allo stesso tempo. Ha stretto molti rapporti con le tate e con le persone che conosceva nelle scuderie dove eccelleva come cavallerizza. La sua natura spirituale e sensibile ha fatto sì che si chiudesse sempre più in se stessa. In Norvegia pensavano tutti che fosse strana e lei lo sapeva benissimo. Non poteva uscire di casa senza che i fotografi immortalassero ogni sua mossa. Anche quando qualcuno stava dalla sua parte – e qualcuno ogni tanto lo faceva davvero – non si fidava. Almeno l’uomo che avrebbe amato – le piaceva immaginare – l’avrebbe vista per quello che era realmente.

Nel 2002 sposa lo scrittore norvegese Ari Behn, e nel 2007 si lancia negli affari. Apre un centro di terapia alternativa, conosciuto come «La scuola degli angeli», dove la gente poteva imparare la chiaroveggenza, la guarigione e come comunicare con i serafini. La stampa la deride, arrivano richieste di scomunica dalla Chiesa, alcuni norvegesi chiedono che la principessa rinunci al suo titolo reale. Dopo il divorzio da Behn nel 2017, la sua scuola chiude e la principessa si sente di nuovo persa. Ma non è esattamente in situazioni come questa che inizia la maggior parte delle favole?

Il che ci riporta all’inizio.

C’era una volta, in un Airbnb sulle colline di Los Angeles, una principessa divorziata che suona alla porta di Durek, lo sciamano di Gwyneth Paltrow. «Ci siamo già incontrati», dice lei. «Io ti ho già conosciuto». «Sì», risponde lui. «Eravamo destinati a incontrarci ancora prima di nascere». Se credete negli oracoli, tutto ha avuto inizio molto prima che i due si incontrassero: quando lo sciamano aveva 14 anni, sua madre, una medium sensitiva di origini norvegesi e delle Indie occidentali, discepola di una donna rom, gli aveva detto che un giorno avrebbe sposato la principessa di Norvegia.

Derek Verrett è nato a Sacramento, California, nel 1974 ed è cresciuto nella vicina Foster City, in quella che, nei suoi racconti, era una delle case più ricche di un quartiere benestante, prevalentemente bianco. Il suo conflitto interiore più grande era se assecondare o meno i doni spirituali, che aveva notato per la prima volta quando aveva cinque anni. Aveva visioni sui suoi compagni di classe, i quali erano terrorizzati e si lamentavano con gli insegnanti. Si svegliava di notte e vedeva i suoi antenati che lo fissavano dall’altra parte della stanza. Già di suo, anche senza questi poteri, si sentiva diverso dai suoi compagni di scuola; era uno dei pochi bambini di colore in città (per questo comprava prodotti per schiarirsi la pelle e i capelli) e si sentiva attratto sia dagli uomini che dalle donne. «Odiavo me stesso, odiavo avere dei poteri, ma nel tempo ho capito che erano dei doni straordinari. Grazie a essi potevo aiutare le persone».

Ha studiato lo sciamanesimo dei nativi americani delle tribù Lakota e Cherokee; quello haitiano, nigeriano e hawaiano e le tradizioni mistiche del Babalawo cubano e del Kuba africano. Ha studiato l’ebraismo e la cabala con i rabbini in Israele, il sufismo in Turchia e il cristianesimo, il cattolicesimo e il misticismo cristiano in tutta Europa. Nel 2013 ha cambiato il suo nome da Derek a Durek. Ha assunto uno stylist e ha fondato una società. Ha cominciato a postare selfie con clienti famosi.

La famiglia di Durek ha accolto Märtha fin da subito. «Stare con loro è un po’ come entrare nel mondo di Harry Potter», dice lei. «Possiedono bacchette e si fanno incantesimi l’un l’altro. È fantastico per me: avevo messo da parte tutte le cose in cui credevo da bambina perché tutti mi ripetevano che erano assurde e avevo finito per convincermi anche io. E ora sto con un uomo che amo e con la sua famiglia, e tutti sanno che la magia esiste».

Per i genitori di Märtha, il re e la regina, le cose non sono state facilissime. «Prima dell’arrivo di Durek, mia madre era preoccupata perché ero sola da tre anni. Quando le ho detto che avevo trovato un fidanzato e lei mi ha chiesto chi fosse…». Fa una pausa. «Non so se posso dire queste cose, è molto difficile. Qui in America siete più aperti. In Norvegia non è così. Dovrei stare con un amministratore delegato o un Lord o comunque qualcuno di alto rango. Stare con uno sciamano è davvero… terribilmente fuori dagli schemi. È considerata una cosa folle».

La reazione pubblica nei confronti della coppia è stata dura. Durek racconta che lo chiamavano Rasputin, dicevano che aveva occhi da diavolo, da serpente, e che aveva lanciato un incantesimo sulla principessa Märtha. Che stava con lei solo per i soldi e per il suo titolo reale. I sudditi erano dispiaciuti per lei e se ne vergognavano.

«Prima di incontrarlo», dice Märtha, «non ho mai pensato che ci fosse razzismo in Norvegia, vedevo il mio Paese come una grande famiglia aperta e felice. Quello che è successo è stato per me una vera sorpresa». Le critiche hanno spinto Durek a non prendere in considerazione l’idea di trasferirsi in Norvegia, decisione che sarebbe stata una soluzione alla distanza e ai lunghi periodi di separazione. Non potevano vivere in un Paese dove Durek non avrebbe potuto uscire di casa senza sentirsi giudicato e disprezzato. Di questo tema la coppia ha discusso molto, per lo più in privato, fino a quando George Floyd è stato ucciso all’inizio di quest’anno.

Märtha sapeva di essere una donna in grado di generare un cambiamento: in fondo era sempre stata una ribelle. E, come mi ha detto ormai un anno fa, se in una stanza piena di persone chiedi: «Chi vuole cambiare?», tutti alzano la mano, ma se chiedi: «Tu vuoi cambiare?» saranno poche le mani alzate.

A giugno, Märtha ha alzato la mano. Ha postato una foto che la ritrae mentre guarda Durek negli occhi con una didascalia che recita: «Essere la ragazza di @shamandurek è stato come fare un corso accelerato su come la supremazia bianca esista ancora e sul modo in cui ho consapevolmente e inconsciamente pensato e agito nei confronti delle persone di colore. Su come ho dato per scontati i miei diritti, non cercando mai di capire cosa sia veramente il razzismo, perché a me ha fatto comodo che le cose fossero così».

A settembre – lui e Märtha non si vedevano da marzo –, pochi giorni prima che la Norvegia richiudesse le frontiere, Märtha va a prendere le sue figlie a scuola e, senza nemmeno una valigia, parte per Los Angeles. Rimangono solo per due giorni perché la Norvegia annuncia un nuovo lockdown e non permette a Durek o a qualsiasi straniero di entrare nel Paese. Durek, quando sono partite, ha pianto per giorni.

Anche prima della pandemia, il loro anno era stato tragico. Durek era andato a trascorrere il Natale 2019 con Märtha e la sua famiglia nel loro chalet invernale.Si erano vestiti bene e avevano seguito tutte le tradizioni di famiglia: lutefisk, budino di prugne e balli intorno all’albero di Natale, intonando canti natalizi. Avevano guardato Mamma ho perso l’aereo ed erano andati in chiesa su invito del re Harald, evento che Durek ha visto come un ritorno alle origini. (Lo sciamano dice che un test genetico ha individuato un suo bis-bis-bisnonno norvegese, un uomo di nome Samuel Hellen che secondo Durek possedeva dei poteri). Rientrati, però, dalla messa avevano scoperto che l’ex marito di Märtha si era suicidato. Aveva da sempre problemi di salute mentale, ma la gente ha iniziato subito a puntare il dito.

«Dicevano che era colpa mia e di Durek, che se non fosse stato per lui questo non sarebbe successo», dice Märtha. Lei e l’ex marito erano divorziati da tre anni, lui aveva una nuova ragazza ed erano in buoni rapporti, spiega. «All’improvviso ero una madre sola, che è un ruolo molto diverso, e naturalmente c’erano il dolore, la rabbia, la tristezza per il fatto che non avrei potuto rivedere mai più il mio ex marito. Una cosa devastante».

Durek aveva chiesto al re e alla regina la loro benedizione a Natale, prima del suicidio. E loro, racconta, l’avevano accordata, non prima di avergli chiesto le sue prospettive di carriera. Lui aveva addirittura disegnato un anello di fidanzamento. Ma poi tutto è saltato.

Alla fine di settembre, Durek è andato in Norvegia e ha fatto una sorpresa a Märtha per il suo compleanno. Ha prenotato un biglietto senza dirle niente e ha fatto finta di nulla fino a quando non è atterrato ad Amsterdam, per lo scalo. Lei è andata a prenderlo all’aeroporto e hanno fatto la quarantena a casa sua insieme, solo loro due. «Mi ha portato calore, conforto, sicurezza, e la compagnia di qualcuno che mi capisce», spiega. Erano bloccati in casa a mangiare minestra e a fare  tamponi per il Covid. «Era il paradiso», dice. «Lo è ancora».

Ecco il finale. È un lieto fine?

Durante la lettura sciamanica a cui mi sono sottoposta, non è stato importante se l’elettricità o i flussi spirituali o le squadre di agopuntura invisibili fossero reali o immaginarie se, alla fine, mi sentivo meglio. Lui quel potenziale energetico lo vede e, se io ci avessi creduto, probabilmente avrebbe funzionato. Perché la vita è dura. Le pandemie colpiscono. La gente muore. Il razzismo persiste. A volte, basta solo crederci perché la vita diventi migliore.

 

(Foto: Tierney Gearon)

 

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