I parenti delle vittime di coronavirus di Bergamo e Brescia, riuniti nel comitato «Noi Denunceremo – verità e giustizia per le vittime di Covid-19», continuano la loro battaglia alla ricerca della giustizia con una lettera alla presidentessa della Commissione Europea Ursula Von der Leyen e al presidente della Corte Europea dei diritti dell’uomo Ròbert Ragnar Spanò, a cui chiedono di vigilare sulle indagini in corso. «In Lombardia, sembrano esserci segni di indicibili crimini contro l’umanità», scrivono, ricordando che, solo nelle due province, sono state registrate undicimila vittime di coronavirus. Il comitato vorrebbe che le istituzioni europee indagassero su due scelte politiche, in particolare: la mancata chiusura del pronto soccorso dell’ospedale di Alzano Lombardo e la mancata istituzione di una «zona rossa» tra Alzano e Nembro, dopo i primi segnali della pandemia.
«Come parenti delle vittime vi sollecitiamo a supervisionare le indagini in corso sull’epidemia di coronavirus in Italia, con un occhio vigile sulle potenziali violazioni di alcuni articoli inclusi nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea», si legge nella lettera, firmata da 34 persone. «In particolare, se deliberate decisioni politiche hanno violato il diritto alla vita di migliaia di membri delle nostre comunità; il diritto all’integrità fisica e psicologica dei nostri anziani; insieme al diritto alla loro dignità umana, oltre che l’art. 32 della Costituzione Italiana».
I membri del comitato hanno riassunto la vicenda spiegando che «il 2 marzo e il 5 marzo l’Istituto Nazionale della Sanità ha consigliato al governo di chiudere Alzano Lombardo, Nembro in provincia di Bergamo e Orzinuovi (Brescia). Il prudente sindaco di Orzinuovi e senatore della Repubblica ha dovuto presentare una interrogazione parlamentare dopo essere venuto a scoprire, leggendo il giornale, che c’erano istruzioni specifiche relativamente alla chiusura preventiva della sua città dopo i primi casi riportati. Sembra tuttavia che queste istruzioni non le abbia mai ricevute. Allo stesso tempo, Alzano Lombardo e Nembro non furono mai chiuse nonostante l’esercito fosse pronto a ricevere la direttiva sull’applicazione della zona rossa».
Quindi, secondo il comitato, «se i pubblici ministeri dovessero stabilire che le mancate zone rosse appartengono alla sfera della politica piuttosto che al diritto penale, risulterà chiaro come la decisione di non contenere la diffusione del virus, in accordo con i pareri della comunità scientifica, sia stata intenzionale: una decisione deliberata di sacrificare vite umane, decine di migliaia di vite, per evitare le ripercussioni politiche derivanti dalla messa in sicurezza di tre città economicamente produttive del Nord Italia».