Violenza sessuale per induzione, con questa accusa il tribunale di Prato ha condannato a 6 anni e 6 mesi di carcere l’operatrice sanitaria di 32 anni accusata di aver avuto una relazione con un tredicenne. Da lui ha avuto un figlio. Anche il marito della donna è stato condannato a 18 mesi di carcere perché aveva mentito attribuendosi la paternità biologica del neonato.
I giudici non hanno accolto la tesi della difesa della donna che si era battuta per l’assoluzione della donna sostenendo che il rapporto era consenziente ed era avvenuto quando il ragazzo aveva già 14 anni e quindi era per la legge personalità giuridica. Questo punto era già stato smentito dal ragazzo che prendeva ripetizioni di inglese dalla donna e aveva raccontato dei primi rapporti quando aveva ancora 13 anni.
Da sempre la donna, madre di un altro figlio avuto dal marito, aveva sostenuto di essere innamorata del ragazzo, figlio di amici che frequentavano la sua stessa palestra. «Ho perso la testa, ma non l’ho sfiorato sino a quando non ha compiuto 14 anni». Questa versione non è stata creduta e l’accusa aveva chiesto 7 anni di carcere per la donna e 2 per il marito.
Per il pm la donna avrebbe costretto il ragazzo ad avere una relazione con lei. «Se mi lasci mi uccido», gli avrebbe scritto. Più volte aveva minacciato di rivelare che il bambino era suo e anche di togliersi la vita. Ci sono messaggi di gelosia nei confronti del ragazzo nelle conversazioni in chat fra i due. I giudici l’hanno condannata anche per aver usato il neonato, che ora ha due anni, come strumento di ricatto nei confronti dell’adolescente che voleva allontanarsi da lei.
Il caso è diventato di dominio pubblico nel marzo del 2019 con l’esposto dei genitori dell’allora quattordicenne. È stata la madre del ragazzo a capire cosa era successo dopo la confessione del figlio. «Non è finita, questo però è il primo passo. Quella donna ha rovinato la vita di mio figlio e sembra nemmeno rendersene conto» ha detto oggi uscendo dal tribunale. L’operatrice sanitaria e il marito faranno ricorso in appello.