L’incriminazione di un agente della polizia di Minneapolis è un processo che di norma richiede nove mesi o anche più prima di diventare operativo. Nel caso di Derek Chauvin, il poliziotto che il 25 maggio scorso ha premuto il ginocchio sul collo dell’uomo afroamericano George Floyd per 9 minuti, impedendogli di respirare, il procedimento è fulminio: il procuratore della contea di Hennepin, Mike Freeman, annuncia, infatti, che Chauvin è accusato di omicidio e omicidio di terzo grado ad appena tre giorni dall’accaduto che ha scosso il mondo, complice il video degli ultimi instanti di vita di Floyd, che al momento dell’aggressione era disarmato. I tre agenti presenti al momento della morte dell’uomo, fa sapere Freeman, non sono ancora sotto inchiesta, ma potrebbero essere incriminati nelle prossime ore.
https://twitter.com/astroehlein/status/1266667304118558720Il cado Chauvin rappresenta, per certi versi, un unicum: non era mai successo che un agente della polizia di Minneapolis subisse in tempi così brevi un’accusa formale, ma i moti di insurrezione di Minneapolis e una coscienza collettiva che è divampata in ogni dove chiedendosi il perché nel 2020 si consumino atti violenti di questa portata ha portato ad accelerare tutto.
L’accusa di omicidio di terzo grado, secondo il codice penale del Minnesota, comporta un massimo di 25 anni di reclusione: logica, afferma Freeman, già avviata in passato contro Mohammed Noor, l’agente di polizia che ha ucciso Justine Damond, una donna disarmata, nel 2017 mentre rispondeva alla sua chiamata al 911. Noor è stato, poi, condannato a più di 12 anni di carcere nel 2019.
Le accuse contro Chauvin, ci tiene a precisare il procuratore distrettuale, non hanno niente a che fare con la pressione pubblica e i moti di protesta della città: «Non sono insensibile a ciò che è accaduto nelle strade, ma il mio lavoro è muovermi solo quando abbiamo prove sufficienti» spiega mentre la CBS specifica che Chauvin è stato licenziato nella giornata di martedì dopo 19 anni di servizio presso la polizia di Minneapolis. A incastrare in maniera incontrovertibile l’agente è proprio il filmato diventato virale sui social media che immortala l’incontro con Floyd: immagini che hanno scosso il mondo e che hanno lasciato poco spazio ai dubbi.
Nella clip, che dura nove minuti, Floyd chiede aiuto e spiega di non riuscire a respirare: richieste che, però, non smuovono il ginocchio di Chauvin, che continua a premere contro il collo dell’uomo fino al momento fatale. Secondo quanto fa sapere la polizia, Floyd avrebbe resistito all’arresto, ma molti legislatori del Minnesota hanno messo in dubbio la versione dei gendarmi, sottolineando come nessuna prova video mostri l’insubordinazione di Floyd. Dopo la cattura, il senatore Amy Klobuchar ha scritto su Twitter che l’arresto è stato «il primo passo verso la giustizia», mentre le proteste contro la brutalità della polizia nei confronti delle persone di colore è scoppiate un po’ ovunque, da Denver a Chicago, da Los Angeles a New York, e, naturalmente, nella stessa Minneapolis, dove i ribelli hanno dato fuoco al terzo edificio del Dipartimento di Polizia.