foto da Quotidiani locali
L’Accademico di Castelfranco, costruito fra il 1754 e il 1780. L’Accademia di Conegliano, inaugurata il 5 settembre 1869 con “Il Conte Ory” di Gioachino Rossini. E il Da Ponte di Vittorio Veneto, che aprì nel 1879 con l’opera lirica “Un ballo in maschera” di Giuseppe Verdi. Tre gloriosi teatri della Marca che non trovano posto nell’elenco dei 46 – di tutta Italia – destinati a diventare “monumento nazionale” in base a una proposta di legge del Parlamento. Tre dimenticanze che hanno provocato rabbia e delusione nella Marca.
Nel club prestigioso figura il Comunale-Del Monaco di Treviso, inserito grazie a un emendamento dei parlamentari leghisti Ingrid Bisa e Dimitri Coin, ma ci sono ancora tre pezzi di storia trevigiana che attendono risposta. «Abbiamo presentato un emendamento per includere nell’elenco anche l’Accademico di Castelfranco, l’Accademia di Conegliano, il Da Ponte di Vittorio Veneto», annuncia Rachele Scarpa, deputata trevigiana del Pd, che nell’emendamento ha inserito pure l’Eden di Treviso, inaugurato nel 1911 e splendido esempio di architettura Liberty, «ci sono tanti teatri esclusi e soprattutto non si capiscono i criteri. Il rischio, per di più, è che tutto si riduca a una medaglia di cartone, visto che non sono garantiti fondi».
Nella Città del Giorgione, ad ogni modo, non sono rimasti fermi: «Ci stiamo prodigando, attivandoci con i parlamentari locali per fare in modo che l’Accademico ottenga il meritato riconoscimento», dice Roberta Garbuio, assessora comunale alla Cultura, «capisco che non siamo un capoluogo di provincia, ma quel teatro ha storia. E il 2024, per di più, è un anno particolare per l’Accademico: a progettarlo fu l’architetto castellano Francesco Maria Preti, di cui quest’anno ricorre il 250º anniversario della morte. Il teatro è una delle sue principali costruzioni».
L’edificazione risale alla seconda metà del Settecento, ma facciata e atrio del teatro furono aggiunti in uno step successivo, fra il 1853 e 1858, su disegni dell’ingegnere castellano Antonio Barea. Fu la Società del Teatro a cederlo al Comune nel 1970 per la somma simbolica di 101 mila lire. «L’Accademico rappresenta una delle massime espressioni del teatro settecentesco e buona parte dei teatri inseriti nell’elenco appartiene a quel secolo», puntualizza l’assessora Garbuio, «va ricordato, inoltre, che in origine non era stato concepito per gli spettacoli: era aperto di giorno e non la sera, riunendo gli accademici dell’epoca».
L’Accademia, nella piazza Cima immortalata nel popolare film “Signore & signori” di Pietro Germi, non è invece di proprietà del Comune di Conegliano, ma appartiene alle famiglie Fabris e Lante. «Devo informarmi, capire perché non siamo stati inclusi», interviene Fabrizio Lante, socio del Teatro Accademia srl, «abbiamo una storia importante: l’Accademia fu costruita per volontà di un gruppo di famiglie del Coneglianese. Un teatro storico: abbiamo documenti e letteratura per dimostrarlo».
L’Accademia, con la sua impronta neoclassica, fu conclusa nel 1968. Pare che il vecchio teatro Concordia non fosse più sufficiente a soddisfare le richieste. A progettarla fu l’architetto friulano Andrea Scala, dal 1946 si aprì pure al cinema. Nella stagione 2019-2020 ha festeggiato i 150 anni di attività.
Spostandoci a Vittorio Veneto, il nome del teatro dice già tutto: Lorenzo Da Ponte, celebre librettista di Mozart nei tre capolavori “Le nozze di Figaro”, “Don Giovanni” e “Così fan tutte”. Basterebbe solo questo per assegnare ad honorem al teatro il titolo di “monumento nazionale”? «Ricordiamo che è anche una costruzione di metà Ottocento. Vogliamo approfondire, riflettere su come hanno fatto le scelte», commenta l’assessora comunale alla Cultura, Antonella Uliana. Nel 1830 un gruppo di notabili vittoriesi, grandi appassionati di musica, diede vita a una società: unica missione realizzare il futuro teatro cittadino. Il progetto fu firmato dall’architetto feltrino Giuseppe Segusini: nel 1843 iniziarono i lavori, oltre 30 anni dopo l’inaugurazione nel segno di Verdi. Un pezzo di storia della Marca, al pari dell’Accademico e dell’Accademia. Simboli delle rispettive città e, più in generale, della storia del teatro. Ma, per il momento, non ancora meritevoli di far parte del “grande club” dei 46 teatri italiani destinati a diventare “monumento nazionale”.