Natalia Lauren è spirata nel sonno, a 12 anni, quattro giorni dopo un infortunio, all’apparenza banale, sul campo da football americano in Base. A trovarla, esanime, nel suo letto è stata la compagna del padre Nicholaus Van Winkle. Il genitore era al lavoro, alla base militare di Aviano. Ana è andata a vedere come stesse la ragazzina, preoccupata che non si fosse ancora svegliata.
Erano circa le 9.30 quando sono stati mobilitati i soccorsi. Mentre li attendeva Ana ha trovato la forza di praticarle le manovre di rianimazione cardiopolmonare, seguendo le indicazioni fornite al telefono dalla Sores. A sirene spiegate sono accorse automedica e ambulanza nella villetta a Puja di Prata, appena 11 minuti dopo la richiesta di aiuto. Ma non c’era più nulla da fare.
La piccola era morta diverse ore prima. Molto probabilmente nella prima parte della notte, secondo quanto appurato, di primo acchito, dal medico legale Lucio Bomben. La gamba sinistra, che le doleva da giorni, risultava gonfia. I genitori di Natalia, la loro secondogenita, sono accorsi. Mentre nella casa irrompeva il dolore, in punta di piedi è iniziato il lavoro degli inquirenti. I carabinieri della stazione di Prata, guidati dal comandante Massimo Scarda, sono intervenuti per i primi accertamenti. Sul posto anche la polizia americana.
Tassello dopo tassello, i militari dell’Arma, coordinati dal pm Federica Urban, hanno cominciato a ricostruire le ultime giornate della piccola, aiutati da un interprete. Venerdì 1° marzo, durante un allenamento di football americano nella base di Aviano, la ragazzina si è infortunata in uno scontro di gioco. Durante un placcaggio, è stata sbalzata in alto ed è poi ricaduta violentemente a terra. Visitata dallo staff è stata poi riportata a casa dolorante. Poi però ha cominciato a stare male. Sabato aveva la febbre.
Domenica 3 marzo, visto che la piccola non accennava a riprendersi, è stata accompagnata dai familiari al pronto soccorso pediatrico dell’ospedale di Pordenone. Lamentava un dolore al ginocchio. All’accesso in ospedale, alle 18, è stato segnalato un trauma sportivo. La visita, iniziata alle 20.42 e durata due ore, è stata molto scrupolosa.
Il ginocchio sinistro appariva tumefatto, la ragazzina non riusciva a fletterlo. Non c’erano però segni di un edema. L’adolescente è stata sottoposta a numerosi esami: una radiografia all’intera gamba sinistra, risultata negativa, un’ecografia al torace, per escludere una polmonite, visti gli altri sintomi (febbre, mal di pancia, gola rossa). Anche il tampone è risultato negativo. La visita si è conclusa alle 22.45. L’adolescente è stata quindi dimessa con la prescrizione di un antidolorifico e qualche giorno di riposo.
Lunedì però l’adolescente ha accusato forti dolori alla gamba. È andata a dormire intorno alle 23. Il papà e la sua compagna l’hanno messa a letto. Non si è più risvegliata.
Per acclarare le cause del decesso di Natalia, sarà necessaria l’autopsia. Prima di disporla, tuttavia, il pm Urban dovrà valutare, di concerto con il medico legale, la documentazione clinica, per individuare se vi siano potenziali profili di responsabilità che richiedano una consulenza con gli avvisi di rito.
L’adolescente avrebbe potuto essere salvata? O il decesso è seguito a un’evoluzione successiva dei sintomi, non prevedibile al momento della visita al pronto soccorso? Fra le ipotesi al vaglio, si sonda la formazione di un trombo, o coagulo di sangue, nella gamba, poi migrato a un altro organo: può causare patologie letali in soggetti predisposti, come una trombosi venosa profonda o un’embolia.
