Nella press conference del vittorioso match con Sonego, Alexis Galarneau parla di come la folla e il tifo a favore del suo avversario non siano stati un problema per lui, abituato alla realtà americana. “L’atmosfera era splendida” – racconta – “emozionante. Ovviamente la folla non era dalla mia parte ma è stato bello vedere il palazzetto pieno, il tifo quando siamo entrati sul terreno di gioco e tutta la passione del pubblico. La situazione per me non è nuova poiché ho giocato per cinque anni a livello di college, quindi non è stata una novità per me”.
Il canadese continua descrivendo come è riuscito a superare un momento difficile: “nel secondo set sono stato vicino ad andare in vantaggio di due break ma non ci sono riuscito. Avevo già avuto un’esperienza simile quest’estate al National Bank Open di Toronto. Oggi sono riuscito a rimanere composto e a reagire alla mancata occasione”.
D (Scanagatta): “quest’anno ti sei presentato con i capelli rasati mentre lo scorso anno avevi una chioma molto fluente, quindi per te non c’è stato l’effetto-Sansone. Eri più preoccupato nel primo set quando hai dovuto salvare due setpoint o piuttosto nel secondo quando c’era soprattutto da chiudere. Si sa che quest’ultima cosa può essere difficile soprattutto quando si gioca all’estero.
Galarneau: “no, non ho perso la mia forza (ride). I miei compagni di squadra mi hanno aiutato molto nel vivere il momento senza stare a pensare alle occasioni mancate. Anche nel secondo set quando non ho trasformato il primo match point sono riuscito a mettere da parte questa situazione negativa e a fare quello che mi serviva per chiudere. E così è stato”.
D (Scanagatta): “come mai ti capita di giocare così di rado In Europa? È un problema di costi legati ai viaggi che ti porta a preferire i molti challenger In Nord America? Ti piacerebbe giocare di più In Europa?
Galarneau: “beh la ragione tecnica per cui preferisco stare in Nord America è legata al fatto che a me piace giocare sul cemento e in Europa ci sono ancora tanti tornei sulla terra rossa. Inoltre, io non ho un coach e per giocare nel vostro continente avrei bisogno di una base. Quindi ritengo sia meglio per me per ora giocare più dalle mie parti: è molto più semplice e l’ambiente mi è familiare”. Certo è bello poter giocare anche qui in Europa, soprattutto quando ho un team dalla mia parte: mi diverto, mi piace il cibo e l’architettura”.
D: il successo di oggi può essere per te il vero punto di partenza della tua carriera?
Galarneau: “speriamo davvero. Non voglio fare programmi, però successi come questi ti danno la giusta carica e la fiducia nei tuoi mezzi”.
D: come hai iniziato con questo sport? Com’è il tuo background famigliare?
Galarneau: “mio padre giocava a hockey mentre mia madre era una ginnasta. I miei fratelli hanno tutti giocato a tennis, magari anche solo in estate nei campi estivi. Sono cresciuto molto in fretta, a undici anni sono stato al Centro Nazionale e sono stato molto fortunato a trovare un ambiente come quello. In questi anni il tennis nel mio paese è cresciuto fino ad arrivare alla vittoria in Coppa Davis dell’anno scorso. Le radici di questo successo sono però da ricercare nella crescita organizzativa degli ultimi decenni che ha prodotto pionieri come Raonic e Nestor”.