Buoni fruttiferi postali: continua il caos sui titoli. Ipotesi sanatoria? Buoni fruttiferi postali: nonostante il passare degli anni continuano le denunce di irregolarità al momento della riscossione dei titoli, soprattutto, in riferimento a quelli rilasciati tra metà anni 80 e metà anni 90. Secondo le associazioni dei consumatori, visto i pronunciamenti discordanti delle autorità di volta in volta chiamate in causa, unica possibilità per risolvere definitivamente la problematica una sanatoria.
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Buoni fruttiferi postali: continuano le denunce di irregolarità al momento della riscossione dei titoli di risparmio rilasciati da Poste Italiane. Nello specifico, sono quelli emessi tra il 1986 e il 1995 (le serie identificate da una coppia di lettere) a dare i maggiori problemi ai risparmiatori: quelli della serie Q che però recano il timbro della serie P (cambiano non di poco i rendimenti tra la prima e la seconda) oppure quelli della serie P che recano sul retro lo schema dei rendimenti soltanto per i primi 20 anni (facendo intendere che per i successivi 10 anni l’andamento non mutasse).
Per schematizzare al centro delle contestazioni nella maggior parte dei casi si trovano: i buoni fruttiferi postali di durata trentennale della serie Q/P (vengono rimborsati con interessi inferiori a quelli fissati al momento del rilascio), i buoni delle serie Q, R ed S che sono stati rimborsati previa applicazione di ritenuta degli interessi sul singolo anno e non una tantum al momento della liquidazione. Poi ci sono le problematiche legate alla prescrizione dei titoli senza comunicazione da parte di Poste: il risparmiatore al momento di incassare il titolo scopre che è ormai intervenuta la scadenza.
Buoni fruttiferi postali: le contestazioni sui rimborsi non di rado vanno a finire in un’aula giudiziaria. Alcune volta viene data ragione ai risparmiatori, diversi i pareri dell’Arbitro Bancario Finanziario in questa direzione, altre volte a Poste (come nel 2022 quando la Cassazione ha dato ragione a Poste affermando che i risparmiatori non dovevano affidarsi a quanto scritto sul titolo ma al decreto del 1986 che è intervenuto a modificare i rendimenti, di fatto, causando il caos che dura ancora adesso). La questione diventa ancora più ingarbugliata se si pensa che ogni sentenza può essere bloccata, un’eventualità concreta, in seguito di ricorso al Tar e magari ribaltata. Insomma, secondo le associazioni dei consumatori solo un intervento legislativo, una sanatoria, potrebbe interrompere questo circolo vizioso.