Alla sbarra gli ultimi imputati al processo per bancarotta della società Forum. Ma anche assoluzioni e una prescrizione. I difensori faranno ricorso in appello
Tre condanne, a tre anni e più, per il crac di piazzale Mondadori. Ma anche assoluzioni e una prescrizione. Questo il verdetto emesso la mattina del 17 aprile dal collegio dei giudici presieduto da Enzo Rosina, nell’atto finale del processo che ha visto alla sbarra per bancarotta fraudolenta e documentale gli ultimi quattro imputati: tutti in tempi diversi consiglieri della cooperativa La Leale di Roncoferraro che, secondo l’accusa, avrebbero creato il dissesto della società Forum Mondadori.
Quello del 17 aprile è stato il giorno della requisitoria del pubblico ministero, Paola Reggiani, e delle arringhe degli avvocati difensori. A processo Antonio Lauria, Monica Vitara, Giovanni Scattolini e Nicola De Vecchi.
La prima udienza risale al marzo dell’anno scorso e tutti avevano optato per il rito ordinario. Un anno dopo la sentenza, letta in aula alle 13.30. Antonio Lauria, difeso dall’avvocato Damiano De Rosa del Foro di Napoli (in passato difensore di Diego Armando Maradona nella causa Equitalia, ndr) è stato condannato a tre anni per il capo di imputazione relativo alla cessione con svalutazione di azioni della società Olmo, avvenuta in due tempi ed assolto per tutti gli altri capi.
[[ge:gnn:gazzettadimantova:12759103]]
Per Monica Vitara, difesa dall’avvocato Stefano Sarzi Sartori, è stato dichiarato il non doversi procedere per estinzione del reato per prescrizione. Giovanni Scattolini, difeso dall’avvocato Andrea Rossato, è stato condannato a tre anni e nove mesi per bancarotta e assolto per il capo relativo a false fatturazioni.
Nicola De Vecchi, difeso dall’avvocato Stefano Vigna, è stato condannato a tre anni e nove mesi per bancarotta distrattiva e per il caso Olmo, e assolto per il capo relativo all’aggravamento della bancarotta. Per Lauria, Scattolini e De Vecchi è stata emessa la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici per un periodo di cinque anni e del divieto di esercizio di imprese commerciali. Accolte le richieste avanzate in sede di requisitoria dalla pubblica accusa. Gli avvocati dei tre imputati condannati hanno già fatto sapere che faranno ricorso in appello.
La vicenda del crac Mondadori si trascina dal 14 maggio del 2015, giorno della dichiarazione di fallimento di Forum Mondadori che nell’ex autostazione aveva progettato di costruire un centro residenziale e commerciale. L’operazione era iniziata nel 2005 ma nel 2014 il cantiere risultava già parecchio indebitato. Nel famoso cratere in fondo a viale Piave era rimasto un buco di quindici milioni sul quale i magistrati hanno deciso di indagare.
Nell’iter giudiziario del crac Mondadori in passato avevano già definito la loro posizione altri imputati. Buona parte di loro aveva patteggiato (Antonio Muto, Emanuele Zacchi, Remo Pini, Ermete Ogliani, Giovanni Rossi, Marco Marconi, Marco Coppini e Giancarlo Frigeri) o aveva scelto il giudizio abbreviato (assolti Roberto Redivo e Paolo Bertelli).
«Abbiamo scelto dall’inizio e con convinzione la strada del dibattimento e la sentenza di oggi ci ha dato in gran parte ragione – è il commento dell’avvocato De Rosa, difensore di Antonio Lauria, vice presidente della Leale – l’assoluzione degli imputati da tutti i più gravi capi di imputazione, tranne per un episodio relativo alla presunta svalutazione delle quote societarie della Olmo, contestati dalla Procura è la dimostrazione evidente, da un lato della correttezza dell’operato degli amministratori imputati rispetto ai principali fatti di bancarotta, dall’altro che le cause del dissesto della società sono state di carattere fisiologico e legate prevalentemente se non esclusivamente al blocco delle commesse nel settore edilizio che durava già da anni».