La sentenza arriverà a febbraio ma c’è già la richiesta della procura per Carlo Pellegrini, il 49enne avvocato originario di Mirano accusato di aver ucciso il fratello Enrico nel giugno 2021: 21 anni di carcere.
Il pm ha chiesto anche di far ricoverare in una Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza (Rems), che ospita gli autori di reato affetti da disturbi mentali. Per il pm Delia Boschetto decade l’accusa del tentativo di uccidere qualche giorno prima pure la sorella Silvia, cercando di avvelenarla con la morfina messa in una bottiglia di acqua: la sostanza era insufficiente per uccidere.
Dunque tra poche settimane si conoscerà la sentenza della Corte d’Assise, per un caso che fece molto rumore a Mirano, paese natio del protagonista e dove abitano ancora dei suoi parenti.
Si sa che Pellegrini ha ammesso le sue responsabilità davanti al giudice per le indagini preliminari e l’omicidio avvenne in un garage di via Principi d’Acaja 38 a Torino, per una serie di coltellate. Il cadavere era stato trovato il 27 giugno, anche se, per i carabinieri di Torino e la stessa Procura, i fatti risalirebbero a quattro giorni prima, quando Pellegrini e la vittima ebbero l’ultimo contatto. Poi l’uomo era andato a Folgaria dove ha una seconda casa.
Riguardo la sorella, invece, le indagini degli inquirenti avevano portato al tentativo di uccidere pure la sorella, versando della morfina in un momento in cui la donna si era allontana da tavola per accompagnare degli zii. A quel punto, Pellegrini aveva salutato, dando appuntamento a qualche giorno dopo. La donna bevve l’acqua ma la lasciò subito per lo strano gusto.