PASIAN DI PRATO. Ledjan Imeraj, il 17enne albanese morto nell’incendio di Pasian di Prato, sarà ricordato dai compagni dell’istituto professionale Enaip dove frequentava la seconda, indirizzo “Carrozzeria”. E in classe, molto probabilmente, nei prossimi giorni arriverà anche lo psicologo per sostenere gli studenti nel percorso di elaborazione del lutto, come spiega la direttrice di Enaip Fvg Paola Stuparich. «Lunedì – precisa la dirigente – ci troveremo anche con la presidente Erica Mastrociani e con i ragazzi e decideremo qual è modo migliore per onorare la memoria di Ledjan. Al momento non è stato proposto nulla di specifico, accoglieremo le eventuali idee dei ragazzi che hanno già chiesto di poterlo in qualche modo “far tornare” tra loro». Lui era un bravissimo ragazzo, non lo dico solo per le circostanze, ma perché era proprio così, si vedeva che si impegnava per costruire il proprio futuro».
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Sono ancora tante le domande senza risposta per quanto riguarda il tragico incendio di Pasian di Prato in cui ha perso la vita il 17enne albanese Ledjan Imeraj e altre due persone sono rimaste ferite.
Se ne discute ancora molto e a prevalere sono i sentimenti di profondo cordoglio per questa giovanissima vita spezzata e di dolore e apprensione per l’altro ragazzo minorenne ricoverato con ustioni gravi all’ospedale di Verona, come spiega il sindaco di Pasian di Prato Andrea Pozzo: «Porteremo le nostre condoglianze più sentite e sincere, a nome dell’amministrazione e della comunità, alla famiglia di questo ragazzo. È una perdita enorme per cui non ci sono parole sufficienti».
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Ora «lo sforzo di tutti dev’essere volto a far si che fatti del genere non abbiano a ripetersi. In questo momento dico, credendo di interpretare il sentire comune, che sarebbe necessario un rispettoso silenzio per questo giovane che era nostro ospite (nello specifico, del Comune di Udine) nella struttura di via Campoformido. Tra l’altro – continua il primo cittadino –, e questo è uno degli elementi emersi durante il confronto che si è svolto giovedì in Prefettura, questo giovane era giunto nel nostro Paese “non accompagnato”, ma non era orfano. In questo senso, siamo rimasti un po’ stupiti perché immaginavamo che i minorenni “non accompagnati” fossero qui proprio perché in fuga da contesti nei quali erano rimasti senza riferimenti e senza le figure affettive che avrebbero potuto prendersi cura di loro. Sotto questo punto di vista – conclude –, c’è un’anomalia rispetto a quello che dovrebbe essere, visto che, a quanto so, questi giovani dichiarano di non avere sostegni all’estero. Forse, situazioni del genere andrebbero gestite in altro modo. Ma questo nulla toglie all’immane tragedia che è capitata e all’enorme dolore della famiglia alla quale esprimiamo la nostra solidarietà». —
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