Si spengono le luci de “Il Forte ovunque” in via Cavour e di Kasanova in via Roma. Confcommercio chiede un piano generale d’interventi: «Lamentele dai turisti»
Si allunga la scia di vetrine nude in centro storico, in bilico tra incertezza e ripresa. Dopo mesi di notizie contraddittorie, con gli scaffali spogli e il sorriso delle commesse sempre più irrequieto, nelle scorse settimane ha chiuso definitivamente il negozio di casalinghi Kasanova, nella battutissima via Roma, la strada commercialmente più vivace del centro. All’altro capo della città, in via Cavour, sta per spegnere l’insegna “Il Forte ovunque”: «entro la fine di dicembre» informa un post sulla pagina Facebook di Paolo Marrai, il titolare, che al telefono rimodula la previsione a «entro la fine della prossima settimana», finché non si esauriranno gli ingredienti per le focacce, le pizzette, i bomboloni e la cecina (la farinata di ceci toscana).
L’avventura di Kasanova si sarebbe interrotta per scelte societarie, ed è fallita pure l’operazione che avrebbe salvato l’attività sotto un’altra insegna. Ma lo spazio non dovrebbe rimanere sfitto a lungo: girano voci dell’imminente apertura di un altro bar. L’ennesimo nei paraggi. Ma tant’è, al momento le vetrine schermate e l’avviso di chiusura definitiva del negozio sono una smagliatura nella via del passeggio.
Per Marrai, che come primo lavoro gestisce a Verona un centro di assistenza tecnica per caldaie, la scelta di chiudere “Il Forte ovunque” poggia su una valutazione delle proprie forze: «È stata una bella avventura, ma non riesco più a gestire entrambe le attività, a 55 anni ho bisogno di un po’ di libertà – confessa – così ho deciso di mettere da parte quella che mi creava più affanni».
Marrai non ha nulla da recriminare contro l’amministrazione comunale – la moglie lavora nello staff del sindaco – ma ammette di aver investito nel “Forte ovunque” attratto soprattutto dall’apertura al pubblico della Torre della Gabbia, che dopo cinque anni dall’avvio dei lavori tarda ancora (il prossimo traguardo è fissato in primavera).
«Anche questo mi ha spinto a mollare – scandisce – anche se in questi anni l’amministrazione comunale ha comunque portato tanto turismo e i clienti hanno premiato i nostri prodotti made in Versilia, sconosciuti a Mantova. Sì, nonostante il Covid e il cantiere della Torre, abbiamo avuto un buon riscontro».
Ma come si presenta agli occhi di Marrai, arrivato in città per amore nel 1997, il temperamento commerciale di Mantova? «C’è tanta gente che lavora e ha belle idee – la risposta – ma ci sono ancora tante piccole, grandi cose che si potrebbero migliorare. Ad esempio? Quando diventi una città turistica non è ammissibile che le cucine dei ristoranti chiudano alle 21.30, non nel fine settimana, e anche gli orari dei negozi dovrebbero essere più flessibili, soprattutto la domenica».
«È da anni che il centro storico attende interventi di sostanza – interviene Stefano Gola, vicepresidente di Confcommercio con delega al territorio – vero, il Comune ha fatto tanti lavori nei quartieri e qualcuno puntuale anche nel centro, ad esempio in piazza Alberti, ma manca ancora un progetto complessivo sull’arredo urbano, che si sarebbe potuto agganciare alla revisione del mercato del giovedì e alle nuove regole per i plateatici. E i visitatori lo notano, che il centro di Mantova è un po’ più spoglio rispetto ad altre città, senza nemmeno una panchina».
La buona notizia, anticipata dall’assessore al commercio Iacopo Rebecchi, è che l’incarico per un progetto di riordino complessivo dell’arredo urbano sarà presto affidato. Intanto, però, tocca fare i conti con l’orizzonte inclinato di questi tempi incerti, che moltiplica le preoccupazioni e contrae i consumi: i commercianti si preparano a un Natale sottotono.
