Dopo sette anni di attesa parte la costruzione della barriera di calcestruzzo che bloccherà lo sversamento delle sostanze inquinanti contenute nelle falde sotto la Ferriera di Servola. Le opere sono state appaltate da Invitalia alla società friulana Icop e valgono 30,7 milioni, più altri 10 per le spese tecniche accessorie.
Il via ai lavori segna la partenza della messa in sicurezza ambientale dei terreni dell’ex area a caldo dello stabilimento siderurgico. L’intervento è appena cominciato. A darne notizia è Invitalia, che svolge il ruolo di stazione appaltante per conto del Commissario straordinario Massimiliano Fedriga, cui l’Accordo di programma per la riconversione assegna il compito di gestire il cosiddetto barrieramento.
Invitalia sottolinea che «quello di Trieste è il primo intervento pubblico, a livello nazionale, di bonifica e reindustrializzazione, dove pubblico e privato concorrono al risanamento ambientale e alla riqualificazione produttiva di aree industriali contaminate».
La spesa è tutta in capo allo Stato e i lavori tutti in appalto alla Icop. Da una parte, con 41 milioni di fondi pubblici, sarà costruita la barriera che consolida la linea di costa e verranno installati sistemi di pompaggio e depurazione delle acque di falda inquinate da benezene. Dall’altra parte, grazie a 30 milioni del Pnrr, sempre Icop realizzerà la messa in sicurezza permanente dei terreni dove sorgevano altoforno e cokeria.
La società friulana ha già costruito l’adiacente Piattaforma logistica e ora opera a Servola per conto dei tedeschi di Hhla, di cui l’impresa di costruzioni è socia di minoranza nella di gestione della Piattaforma.
Invitalia è il soggetto attuatore dell’intervento. La società pubblica ha curato nel tempo una serie di procedure di gara: per affidare le indagini idrogeologiche dei terreni, per la progettazione e per i lavori, che sono stati assegnati per gara a Icop.
Il barrieramento costituirà il primo passo propedeutico all’allungamento della banchina portuale in direzione Muggia. La linea di costa che sarà consolidata parte dal confine con la Piattaforma logistica e arriva fino al punto in cui comincia la concessione all’Oleodotto Siot-Tal.
L’appalto vale complessivamente 41 milioni, finanziati con risorse messe a disposizione dal ministero dello Sviluppo economico e dalla Regione. Fondi stanziati nel 2015 e finora mai spesi per la necessità che andassero al loro posto tutte le tessere del complesso mosaico della riconversione.
Il cantiere per la messa in sicurezza ambientale della costa dell’ex area a caldo era stato previsto nel precedente Accordo di programma del 2014, ma il via ai lavori è stato costantemente rimandato, provocando le proteste del gruppo Arvedi, davanti alla costatazione che il barrieramento a mare fosse la sola parte del risanamento (l’unica peraltro in capo alle istituzioni pubbliche) a essere rimasta nel cassetto.
L’intervento servirà a impedire che le acque di falda inquinate arrivino a mare: la barriera eviterà lo sversamento, mentre un sistema di pompaggio raccoglierà le acque di falda inviandole a un impianto che ne abbatterà il livello di contaminazione.
La durata dei lavori è stimata in due anni, durante i quali le attività del laminatoio di Arvedi potranno continuare senza interferenze, così come la messa in sicurezza dei terreni dell’area a caldo, già finanziata con una trentina di milioni dal Pnrr e affidata dall’Accordo di programma sempre a Icop, che così potrà seguire contemporaneamente i due lotti