Quota 9%. A tanto è arrivata l’inflazione in settembre a Udine. Va perfino peggio a Trieste, l’altra città della regione in cui i prezzi sono monitorati dall’Istat ogni mese, dove il carovita ha sfondato la barriera del 9%, arrivando al 9,2%.
Livelli così elevati non si registravano dagli anni Ottanta, precisamente dal 1985, quando l’incremento dei prezzi, fece segnare +9,2%.
Andò peggio solo nel decennio tra il 1973 e il 1984, quando l’inflazione galoppava a due cifre e nel 1980 raggiunse il record storico del +21,2%. Ma quelli erano altri tempi, c’era la scala mobile a proteggere, almeno parzialmente, stipendi e pensioni.
Oggi il quadro, decisamente complicato, è radicalmente diverso, a partire dalla situazione internazionale.
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Le dinamiche e l’indice generale
La fiammata dei prezzi ha origine circa un anno fa, con i primi aumenti del gas e dell’energia e di alcune materie prime utilizzate nel mondo delle costruzioni e dell’acciaio.
Da allora il “cigno nero” che ha fatto precipitare la situazione è rappresentato dalla guerra in Ucraina, in seguito all’invasione russa dei territorio dell’Est del Paese. E così le dinamiche rialziste dei prezzi hanno subito un’accelerazione.
A Udine nell’agosto del 2021 c’era ancora un’inflazione pari al +2,2%, quasi ordinaria amministrazione. Ma già settembre 2021 fa segnare un +2,6%, ottobre +3,3% per chiudere l’anno, dicembre 2021, con un +4,3%. L’inverno non dà tregua e i prezzi, spinti dai carburanti e dall’energia, volano: febbraio 2022 +5,9%, marzo +6,6%. Maggio +7% e giugno +8% rappresentano altre due pietre miliari di questa folle corsa.
Luglio è mese di assestamento (+7,8%), ma l’impennata si consolida ad agosto (+8,3%) e raggiunge il massimo a settembre +9%. Cosa aspettarci adesso? Difficile fare previsioni, ma è chiaro che i cittadini, consumatori, lavoratori, pensionati si attendono un raffreddamento dei listini, altrimenti sarà impossibile, per tanti, far quadrare i bilanci familiari.
Il dettaglio di Udine
L’indice dei prezzi al consumo nel capoluogo friulano a settembre dice +9% di variazione tendenziale (anno su anno) e +0,2% di variazione congiunturale (sul mese precedente). Se andiamo ad analizzare i vari settori, resta inarrivabile il +33,1% annuo di aumenti per abitazione, acqua, elettricità e combustibili.
Le ultime bollette di luce e gas, infatti, giunte nelle case tra settembre e ottobre sono lì a testimoniare l’abissale differenza con il recente passato. Ma settembre segna anche un rimbalzo a due cifre (+13,5%) dei prodotti alimentari e delle bevande analcoliche, con pane e cereali che aumentano del 14,4%, le carni del 12,1%, l’olio di semi del 26,5%, il caffè del 6,7% (in alcuni locali a Udine la tazzina dell’espresso è schizzata a 1,40 euro), i vegetali del 17,2% e così via.
Gli alimenti e le bevande trainano i conti di alberghi, ristoranti e bar: +6,7%. Resta forte l’incremento dei trasporti (+8,9%) così come quello di mobili, articoli e servizi per la casa (+7%), minore quello di abbigliamento e calzature (+4,7%).
Bevande alcoliche e tabacchi crescono di poco (+2,7%), ancora meno i servizi sanitari e le spese per la salute (+1,7%). In un panorama così sconfortante ci sono pure un paio di voci che vedono il segno meno davanti alla cifra dell’inflazione. Si tratta delle comunicazioni (-2,7%) e dell’istruzione (-0,6%).
Il dettaglio di Trieste
A settembre 2022 la stima definitiva dell’indice generale dei prezzi al consumo a Trieste ha registrato un aumento dello 0,3% rispetto ad agosto 2022 e del 9,2% rispetto a settembre 2021, aumento leggermente più ampio che a Udine. I
n un mese sono aumentate in particolare le voci prodotti alimentari e bevande analcoliche (+2%), abitazione, acqua, energia elettrica, gas e altri combustibili (+1,4%) e abbigliamento e calzature (+1,1%). In calo i trasporti (-1,9%), ricreazione, spettacoli e cultura (-0,7%) servizi sanitari e spese per la la salute (-0,1%). A livello tendenziale, l’indice dei prezzi delle bollette è aumentato del 34,5%.
In un anno sono saliti anche i prezzi di prodotti alimentari e bevande analcoliche (+12,1%), trasporti (+9,6%), servizi ricettivi e di ristorazione (+9%), mobili, articoli e servizi per la casa (+7,9%). In calo, infine, i valori alle voci comunicazioni (-2,7%) e istruzione (-0,7%).
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