foto da Quotidiani locali
TRIESTE. Per il Partito democratico in Friuli Venezia Giulia è un risveglio parecchio amaro, con un risultato alle politiche in linea con quello nazionale, anzi, se possibile leggermente peggiore. I dem in regione non superano infatti il 18,4% sia alla Camera che al Senato, con il dato nazionale rispettivamente pari al 19% e al 18,9%.
Un responso, quello delle urne, che tutti i maggiorenti del partito definiscono deludente, anche se non si nega la soddisfazione per la rielezione delle due parlamentari del territorio uscenti: Debora Serracchiani, capolista alla Camera, e Tatjana Rojc, capolista al Senato, entrambe pronte al bis in Parlamento.
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Non ce la fa invece, come ampiamente previsto, la segretaria provinciale di Trieste Caterina Conti, in campo per un’ardua sfida all’uninominale di Trieste e Gorizia per la Camera, dove ha prevalso il leghista Massimiliano Panizzut. Nulla di fatto anche per il segretario regionale dei dem friul-giuliani Cristiano Shaurli, secondo al proporzionale alla Camera dopo Serracchiani, che sperava, anche attraverso il meccanismo dei resti, di poter conquistare uno scranno a Montecitorio e sfuggire così alla resa dei conti interna post voto, che in casa dem si sta già mettendo sul fuoco. E, visti i malumori iniziati ben prima di domenica, potrebbe non essere una discussione soft (un approfondimento nell’articolo in basso).
Tornando ai numeri di questa tornata elettorale, il Pd, che si conferma comunque seconda forza politica sia a livello nazionale che regionale, alla Camera ha raccolto il 18,4% delle preferenze, espresse da 108.870 elettori, mentre per il Senato il partito di Letta è stato scelto da 109.367 persone, raggiungendo quota 18,46%.
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Se per la senatrice riconfermata Tatjana Rojc, che è anche espressione della comunità slovena, era «necessario ascoltare di più i territori e riuscire a costruire alleanze diverse e migliori» (un focus nella pagina dedicata al voto in provincia di Trieste), per la capogruppo alla Camera Debora Serracchiani, «è inutile nascondersi: abbiamo perso le elezioni, abbiamo commesso degli errori, e io mi assumo la mia parte di responsabilità, ma la responsabilità è anche di chi non ha voluto fare il campo largo».
Secondo la capogruppo dem «restiamo comunque la seconda forza del Paese e la prima di opposizione in Parlamento. Noi abbiamo tentato di creare un’aggregazione larga a livello nazionale, ma non è stato possibile a causa di scelte, sia politiche che personali, fatte da altri, e mi riferisco in particolare a Calenda e a Conte. Mi auguro che questo non accada anche a livello regionale e che si riesca a mettere insieme il campo del centrosinistra: il Pd farà la propria parte per cercarlo. Per quanto riguarda il congresso - sottolinea la parlamentare - il segretario Letta, che voglio ringraziare per il suo impegno, è stato chiaro: verrà avviata una procedura accelerata affinché si avvii il congresso, a cui lui non si ricandiderà. Credo sia un passaggio importante, anche se - avverte Serracchiani - sostituire il segretario non è l’unica soluzione, perché sarebbe solo una scorciatoia che anche in passato abbiamo preso.
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È necessario invece insistere su una linea politica che ci caratterizzi e su parole d’ordine chiare e che si sta dalla parte della lotta alle disuguaglianze e del lavoro, della difesa della Costituzione e dei nostri valori. In Friuli Venezia Giulia - conclude la parlamentare - teniamo, con un risultato più o meno in linea con quello del 2018. Andiamo meglio nelle città, elemento che rappresenta uno sprone per andare avanti e cercare di radicarci sempre più anche in vista delle prossime elezioni, mi riferisco a Udine e alle regionali».
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Che il partito sia andato meglio nelle città lo sottolinea anche Caterina Conti, segretaria del Pd di Trieste: «Non siamo contenti del risultato, ci aspettavamo qualcosa di più - afferma -. A livello nazionale non arriviamo al 20 per cento, ed è doloroso. Però sul territorio la coalizione del centrosinistra ha avuto quasi il 10 per cento in più rispetto al risultato nazionale, e a Trieste il Pd ha avuto quasi il 4 per cento in più» (un focus nelle pagine dedicate al voto triestino).