INVIATA A BARBARA (ANCONA). Simone Bartolucci, 23 anni, si strofina le mani sporche di fango dopo aver cercato, con l’aiuto di alcuni amici, di liberare dalla melma la macchina agricola per raccogliere le patate. I campi intorno alla sua cascina, illuminati da un sole caldo che suona come una beffa dopo tanta pioggia, sono completamente ricoperti da uno spesso strato di fanghiglia. Simone si strofina le mani e cerca di asciugarsi le lacrime al ricordo della sorella Noemi, 17 anni, studentessa, morta durante il nubifragio di giovedì scorso e della madre Brunella Chiù, 56 anni, inghiottita dal fiume di acqua e terra e non ancora ritrovata. Lacrime di dolore ma anche di rabbia per «quell’allerta sul maltempo di cui avevamo tanto bisogno e che invece non è arrivata. E dire che c’erano tutti i segnali, perché dalle quattro del pomeriggio sulla montagna diluviava».
Nessuno vi ha avvisati dunque?
«Nessuno che rappresenti le istituzioni. Verso le 20,15 mi ha telefonato un amico che mi ha detto: “Presto scappate perché sta venendo giù tutto”. Io e mia madre eravamo sdraiati sul letto, mia sorella sul divano. Ci siamo subito precipitati fuori. Loro due su un’auto, io su un’altra. Le ho praticamente viste mentre la corrente le trasportava via, mia sorella è stata ritrovata senza vita molto più avanti, a sei chilometri di distanza, e di mia madre non c’è ancora alcuna traccia. Un inferno, io mi sono salvato solo perché sono riuscito ad arrampicarmi su un albero su cui sono rimasto per due ore. E ora resto convinto che tutto questo poteva essere evitato».
Perché?
«Era dal pomeriggio che in montagna pioveva a dirotto, quindi dovevano prevedere che presto l’alluvione ci avrebbe seppellito. E invece nessuno si è curato di dare l’allarme. Ci sarebbe bastato saperlo anche solo un’ora prima, mezz’ora prima. Il tempo lo hanno avuto, ma non l’hanno saputo usare. Per non parlare, poi, della mancanza di prevenzione per la pulizia del letto del fiume».
Tutti questi tronchi che si vedono sul campo sono stati trascinati dal fiume?
«Proprio così. Lo scriva per favore: il Consorzio per la bonifica dei fiumi Nevola e Misa prende le sovvenzioni quand’è il momento, ma poi non fa un’adeguata pulizia del fondale e i risultati purtroppo sono sotto gli occhi di tutti. I danni sono incalcolabili, ma sono nulla rispetto alle vite che non ci sono più. Oggi (ieri per chi legge, ndr) è il sesto giorno, è quindi impossibile ritrovare in vita mia madre. Spero che almeno venga recuperato il suo corpo, ma non posso credere che non potrò riabbracciarla mai più. Mio padre ci ha abbandonati quando ero bambino, ormai sono solo al mondo e mia madre ha cresciuto me e mia sorella facendo un mucchio di sacrifici. Per che cosa alla fine? Per una morte veramente assurda».
Intorno a lei si è attivata la macchina della solidarietà. Sia dal suo datore di lavoro, sia da tanti amici e conoscenti. Se l’aspettava?
«Ringrazio di cuore tutti quelli che mi stanno dando una mano. Io faccio il magazziniere al mulino, anche se in realtà sono il jolly pronto a fare di tutto, e il “Molino Paolo Mariani” ha lanciato una raccolta fondi sui social per venirmi incontro. Tutto questo mi commuove, ma fatico a trattenere la rabbia per l’allerta che non è arrivata».
Il Nevola, che confluisce nel Misa, si è trasformato in un’onda anomala alta cinque metri. Si è reso conto subito del pericolo quando siete usciti di casa per salire sulle due auto?
«È stata una questione di pochi minuti, sembrava una scena apocalittica. La mia macchina si è bloccata vicino alla cappelletta stradale della Madonna di Santa Barbara e io sono riuscito ad aggrapparmi ad un albero. Sono stati attimi di vero terrore: uno non può capire veramente se non ci è passato di persona. Ho visto mia sorella e mia madre completamente travolte dal fiume. L’acqua me le ha portate via davanti agli occhi e non potrò mai capacitarmi di come è successo tutto così in fretta».
Adesso state spalando il fango dal campo intorno a casa. Che tipo di coltivazioni c’erano qui intorno?
«Prevalentemente grano e girasoli. Tutto perduto. In tanti hanno perso beni materiali, ma io ho perso una sorella e una madre. Un vuoto incolmabile».
