La testimonianza: «Ha gestito anche le incombenze col personale del campeggio. In toscano tutti ripetevano: “Non l’è un bimbo, l’è un uomo”»
MILANO. «Se sono ancora vivo, il merito è tutto di Samu». Orgoglioso, nonno Marino continua a ripeterlo a tutti, agli ex colleghi e agli amici che lo chiamano per avere notizie. «Mio nipote ha dieci anni ed è già un piccolo eroe».
È trascorsa più di una settimana dalla disavventura ma Marino Magnani, pensionato sessantottenne di Canegrate, nel Milanese, ha difficoltà a trattenere l’emozione. Sabato scorso, a causa di un malore, ha rischiato di annegare durante un giro in canoa con il nipotino Samuele nel mare di Punta Ala, in provincia di Grosseto. È stato proprio il piccolo «con la forza e la lucidità di un adulto» a salvargli la vita e a chiamare i soccorsi. E dopo una settimana in ospedale, Marino è finalmente tornato a casa.
Ora sta bene?
«Sì, sono un nonno felice. Non avrei mai pensato che proprio il mio Samu mi regalasse una seconda vita».
Che cosa è successo?
«Dopo una settimana di campeggio, sabato 27 agosto ero in spiaggia, con il piccolo e mia moglie Orietta. Volevamo fare un giro in pedalò, ma non lo abbiamo trovato. Così abbiamo pensato di prendere una canoa».
Vi eravate spinti molto lontano dalla riva?
«Una cinquantina di metri. Ma io sono uno sportivo, faccio dieci chilometri di corsa due volte alla settimana, gioco a tennis, faccio lunghe nuotate.
Subito ha avuto il malore?
«Mentre stavamo pagaiando, Samuele davanti, io dietro, sono stato punto alla schiena da un insetto. Ho provato dolore ma all’inizio non ci ho fatto caso. Non l’ho detto al piccolo per non farlo spaventare. Dopo qualche minuto ho iniziato a stare male».
Che cosa ha fatto?
«Ho provato a bagnarmi le braccia, il volto. Speravo passasse. All’improvviso ho perso i sensi e mi sono accasciato sulla canoa».
Samuele se n’è accorto?
«Lui continuava a pagaiare, ma faceva il doppio della fatica. Così si è voltato e ha visto che non mi muovevo più».
Si è messo a urlare?
«Il piccolo mi ha raccontato che ha provato a bagnarmi, a tirarmi degli schiaffetti sul viso, a chiamarmi per nome, ma non davo segni di vita e Samu temeva di aver perso il nonno».
Poi si è ribaltata la canoa.
«Ero sotto, incastrato. Il piccolo aveva addosso il giubbotto salvagente, io ero stato un po’ incosciente: non lo avevo messo, convinto di non averne bisogno».
È stato Samuele a tirarla fuori?
«Mi ha detto che ha pensato agli insegnamenti della mamma, che quando si è nel panico bisogna far qualcosa di attivo per superarlo. Così è riuscito a spingermi via dalla canoa e a reggermi con la testa fuori dall’acqua mentre continuava a tenersi alla barca».
Chissà che paura per il piccolo…
«Alla madre ha raccontato che mentre era lì, e urlava e chiedeva aiuto, ha chiuso gli occhi sperando di vivere un incubo e di risvegliarsi nel letto del campeggio. Invece era tutto vero».
Qualcuno ha sentito le grida del bambino?
«Cinque uomini in barca ci hanno messi in salvo. Così è intervenuto un medico con l’elisoccorso, mi sono risvegliato che ero già a riva sulla lettiga».
Che cosa le ha detto suo nipote?
«L’ho visto da lontano, era con i carabinieri, a raccontargli tutto, ad aiutarli a trovare mia moglie che era ignara di tutto, a ripararsi dal sole sotto la pineta».
Proprio come un adulto…
«Ha gestito anche le incombenze col personale del campeggio. In toscano tutti ripetevano: “Non l’è un bimbo, l’è un uomo”».
Quando vi siete riabbracciati?
«Due giorni fa, appena tornato a Canegrate me lo ha portato a casa il suo papà. Prima di arrivare gli ha detto: “Appena vedo il nonno lo abbraccio così forte da non farlo respirare”».
Il piccolo ha superato lo choc?
«Temeva di non vedere più il nonno, ma tutto il riconoscimento avuto dagli adulti lo ha aiutato a superare lo spavento. Ora è felicissimo, si aspetta qualche premio, mi ha chiesto se gli daranno l’Ambrogino d’oro».
E lei che cosa ha provato?
«Un’enorme emozione, ancora oggi trattengo a fatica le lacrime. Il rapporto nonni-nipoti è uno scambio continuo. Ma Samu, così piccolo, mi ha già regalato un’altra vita. Ora però voglio tornare al mio compito: viziarlo! ».