Coste italiane presidiate e confini sotto pressione: sono oltre 900 i migranti soccorsi nel Mediterraneo centrale e adesso a bordo di Sea Watch 4, Sea Eye e Aita Mari. Tutti in attesa di un approdo sicuro: un porto italiano. Ora, delle tre navi delle Ong – due tedesche e una spagnola – in pressing sull’Italia perché spalanchi le porte, mentre a Lampedusa continua l’emergenza sbarchi.
E allora, sbarcheranno a Messina, secondo quanto apprende l’Adnkronos, i 313 migranti a bordo della Sea Watch 4. L’arrivo è previsto domani. A bordo della nave umanitaria ci sono anche 28 donne, una delle quali all’ottavo mese di gravidanza, e 33 minori, compresi due neonati di 5 e 7 mesi. Ventiquattro ragazzini hanno affrontato la traversata del Mediterraneo da soli. Gli ultimi due soccorsi ieri, quando la nave umanitaria ha tratto in salvo prima 23 persone su una piccola barca in difficoltà. Poco dopo, il velivolo di ricognizione Seabird ha segnalato un veliero – il Nadir di Resqship – con altri 29 migranti, che hanno a loro volta abbandonato il mezzo per trasbordare su una nave sicura.
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Ma il conto è ancora aperto. E tutte le navi delle Ong lamentano la lunga permanenza in mare come condizione affinché vengano loro aperte le acque territoriali e i porti del Belpaese. Al momento, allora, almeno una delle richieste avanzate con veemenza, è andata a buon fine. Ancora una volta l’Italia assegna un pos, facendo approdare altri migranti irregolari, oltre a quelli che riescono a raggiungere autonomamente, e con mezzi di fortuna che poi abbandonano alla deriva, le coste meridionali. Nel frattempo a bordo delle imbarcazioni in stallo che presidiano le coste, sale la tensione.
Sulla Aita Mari, per esempio, dove si trovano al momento 112 persone, un migrante si è gettato in acqua ed è stato immediatamente soccorso. Non solo. «Si intensificano gli scontri tra naufraghi di diverse nazionalità – spiega l’equipaggio –. Alcuni sono a bordo da una settimana e hanno attraversato ogni tipo di odissea». Sulla Sea Eye, invece, sono 483 i migranti in attesa di sbarcare da giorni. «È tempo che a loro venga assegnato un porto e ricevano le cure che meritano», è il messaggio ultimativo lanciato dalla Ong. E il traffico non può che continuare a congestionarsi…
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