L’arbitrato con cui i due terzi del bacino di mare sono stati dati alla Slovenia non è stato riconosciuto da Zagabria perché «influenzato»
TRIESTE E ci risiamo. A governo nuovo polemiche vecchie. Il non ancora nato (ufficialmente) nuovo governo sloveno potrebbe condizionare l'ingresso della Croazia nell'area Schengen, dove il Paese balcanico spera di aderire l'anno prossimo, nove anni dopo l'adesione all'Unione europea, all'attuazione della decisione dell'arbitraggio internazionale sulla delimitazione dei confini tra i due Paesi, che a sua volta Zagabria non riconosce.
Stando alle fonti del quotidiano di Zagabria Večernji list, la futura ministra degli Esteri slovena, Tanja Fajon, leader dei Socialdemocratici - partito della nuova coalizione di governo di centrosinistra insieme ai centristi del nuovo premier Robert Golob e alla Sinistra - avrebbe posto come uno dei punti programmatici della nuova maggioranza la questione dell'ingresso di Zagabria in Schengen.
«Per Schengen bisogna avere regole chiari e trasparenti, tra le quali anche l'attuazione del verdetto dell'arbitraggio con il quale è stata definita la linea di confine tra Croazia e Slovenia», ha detto di recente Fajon, precisando di adoperarsi per una prossima adesione di Zagabria all'area di libera circolazione delle persone. Anche Golob ha confermato che «l'arbitraggio deve essere la solida base dei rapporti sloveno-croati». Questa posizione del governo di Lubiana potrebbe di fatto bloccare l'adesione della Croazia all'area Schengen, per la quale Zagabria ha soddisfatto tutti i criteri tecnici e formali.
Ricordiamo che con la decisione dell'arbitrato sul confine risalente al 2017, alla Slovenia sono stati assegnati quasi i 3/4 del conteso golfo di Pirano e le viene garantito un regime di libero e indisturbato accesso delle navi dirette al porto di Capodistria. Zagabria rifiuta di riconoscere il verdetto sostenendo che il processo decisionale degli arbitri internazionali fu contaminato da improprie pressioni slovene, ed ha a più riprese offerto negoziati bilaterali.
A stretto giro di posta venerdì pomeriggio è giunta la risposta del ministro degli Esteri croato Gordan Grlić Radman il quale ha sostenuto che «il nostro ingresso in Schengen non ha nulla a che fare con la questione del confine aperto tra i due Paesi, né con la procedura arbitrale», esprimendo la speranza che i due Paesi mantengano relazioni di buon vicinato anche dopo il cambio di governo a Lubiana. «Sono convinto - ha concluso il capo della diplomazia croata - che l'ingresso della Croazia nell'area Schengen sia nell'interesse della Slovenia. Abbiamo ottimi rapporti con la Slovenia, fatta eccezione per la questione dei confini, che è il risultato della disintegrazione dell'ex Stato».
E certo non si può dargli torto visto che con la Croazia in Schengen la Slovenia potrebbe contare su 12 agenti di polizia in più che verrebbero tolti dal servizio ai confini croati. Ma a prescindere dai conti della serva non dimentichiamo che la Slovenia durante la presidenza di turno dell’Ue per bocca dell’allora premier Janez Janša affermò in sede di Consiglio europeo che la Slovenia aveva tolto il veto collegato all’arbitrato per l’ingresso di Zagabria in Schengen.
Ora rimangiarsi il boccone significherebbe fare la figura dei peracottari e il futuro premier Golob che vuole abbattere il “muro” anti-migranti lungo il confine con la Croazia quella figura crediamo proprio non voglia farla.