L’incidente è avvenuto mentre i neodiciottenni stavano issando il “Maj” a Piedimonte
GORIZIA «Le sue condizioni sono stazionarie». Lo dice con un filo di voce il cormonese Edi Sgubin, colonna della società di basket dell’Alba e padre di Michela, rimasta travolta dall’albero del “Maj” a Piedimonte, sabato sera, attorno alle 22. La trentenne è ricoverata in prognosi riservata al reparto di Rianimazione di Cattinara, a Trieste. È in coma farmacologico e le sue condizioni permangono gravissime. Oltre al forte trauma cranico, è politraumatizzata, avendo rimediato fratture alle vertebre e lesioni ai polmoni. Una condizione critica.
Una festa finita male
Ricostruiamo quegli attimi. In quei frangenti, si stava rinverdendo l’antica tradizione del “Maj”: un’usanza che si perde nella notte dei tempi e che – attraverso il simbolo del rovere, albero robusto e tenace – sottolinea il passaggio dall’adolescenza all’effettiva maturità. I neodiciottenni, come da consuetudine ormai storica, stavano “issando” l’albero di 22 metri (il Maj per l’appunto) con l’ausilio di due funi. Ma qualcosa non è andato per il verso giusto. L’albero, quando stava per essere collocato nel buco realizzato nel terreno, è crollato. Improvvisamente. Qualcuno, stando alle ricostruzioni, avrebbe urlato “albero, albero, attenzione” ma non tutti sono riusciti a ripararsi in tempo utile e il Maj ha finito con il travolgere la trentenne che non si capisce se stesse collaborando all’iniziativa o fosse semplicemente una spettatrice.
Immediatamente erano accorsi in loco i soccorsi: i vigili del fuoco del comando di via Paolo Diacono, l’automedica della Croce verde goriziana, l’ambulanza della Croce rossa di Monfalcone, oltre a una gazzella dei carabinieri. Più tardi, era arrivata anche una pattuglia della Polizia di Stato. I sanitari si erano prodigati a lungo per stabilizzare la paziente, apparsa subito in condizioni molto serie.
L’arrivo dell’elicottero
Nelle immediate vicinanze era stato fatto atterrare l’elisoccorso che aveva provveduto ad elitrasportare Michela Sgubin all’ospedale di Cattinara, a Trieste, dove risulta essere tutt’ora ricoverata. Secondo alcune ricostruzioni (gli inquirenti tengono la bocca cucita) l’albero l’avrebbe colpita non direttamente ma di striscio alla testa, fratturandole anche uno zigomo. Quindi, avrebbe colpito violentemente una spalla e la schiena. Michela è subito crollata a terra. Non si sono sentite urla né pianti. Un silenzio terrificante.
L’area posta sotto sequestro
Lo spiazzo verde, sito in via Slataper a Piedimonte, è stato posto sotto sequestro. Oggi, attorno al piccolo parco, c’è il fettucciato bianco e rosso steso dai carabinieri. Lì, non si può più accedere. C’è anche il Maj adagiato a terra. Vicino, c’era un altro albero (che era stato regolarmente issato) molto più piccolo. Gli inquirenti sono al lavoro e stanno raccogliendo testimonianze per riuscire a ricostruire gli attimi antecedenti all’incidente. Inavvicinabili i giovani, quella sera. Nessuna voglia di parlare. Smarrimento nei loro occhi. Grande preoccupazione. Qualcuno seduto con le mani sulla testa, altri con lo sguardo fisso nel vuoto mentre medici e infermieri si prodigavano attorno a Michela Sgubin.
Il giallo dell’autorizzazione
La festa del Maj si è svolta nel parco di proprietà comunale di Piedimonte. Ma pare proprio che nessuno abbia presentato alcuna richiesta di utilizzo dell’area verde al legittimo proprietario dello spiazzo, ovvero al Comune. Conferme arrivano dal sindaco Rodolfo Ziberna che ha effettuato, già il Primo maggio, un sopralluogo nel quartiere cittadino. «Ho fatto le verifiche e tutti - spiega il primo cittadino - sono caduti dalle nuvole. Nessuno sapeva nulla: né il dirigente ai Lavori pubblici De Luisa, né il comandante della Polizia locale Muzzatti, tanto meno il sottoscritto. Il tutto è stato organizzato da privati che, senza avvisare il proprietario della superficie, l’hanno utilizzata. Non eravamo minimamente a conoscenza di quell’iniziativa».
L’intervento di Ziberna
Ziberna si dice «molto addolorato» per l’accaduto. «Parliamo di una trentenne che stava partecipando a un evento che simboleggiava, di fatto, l’uscita dal tunnel della pandemia e dei suoi tanti divieti».
Il sindaco aggiunge: «Mi auguro con tutto il cuore che, fra poche settimane, per la ragazza possa trattarsi solamente di un brutto ricordo, e che tutto si risolva per il meglio. Siamo costantemente in contatto con la stazione dei carabinieri di Montesanto e di corso Verdi perché sarà un dirigente o, comunque, un dipendente comunale a svolgere il ruolo di custode giudiziario dell’area verde che è stata posta sotto sequestro». Ora, bisognerà capire se ci saranno sviluppi di carattere giudiziario per gli organizzatori.