Marco Eletti è accusato di aver ucciso il padre e attentato alla vita della madre: il giudice dice no al rito abbreviato
san martino in rio. Aula blindata per tre ore dalle guardie giurate della Coopservice – ieri mattina – per il primo importante passaggio giudiziario (l’udienza preliminare davanti al gup Silvia Guareschi) su una delle vicende più sconcertanti degli ultimi anni. Seduto in mezzo ai due difensori è presente il 35enne Marco Eletti. Appare teso, parla più volte con i suoi avvocati durante l’udienza. Su di lui pesa un’accusa gravissima, cioè l’aver dilaniato la propria famiglia il 24 aprile di un anno fa.
Per la pm Piera Giannusa in quel tragico giorno uccise il padre Paolo Eletti, 58 anni, a martellate, ma tentò di far fuori anche la madre Sabrina Guidetti, 54 anni, stordendola con benzodiazepine per poi tagliarle i polsi. Accuse che associano a due gravi imputazioni – omicidio e tentato omicidio – altri significativi (aver importato dall’Olanda una sostanza sedativa, aver falsificato delle ricette, l’incendio per disfarsi dei guanti usati nell’aggressione) oltre a quattro aggravanti (premeditazione, futili motivi, vincoli di parentela, utilizzo di sostanze venefiche e insidiose), il che in sede processuale può costare al grafico-scrittore la condanna all’ergastolo. E il movente di questa assurda storia maturata nell’abitazione di via Magnanini? Dissidi legati a questioni patrimoniali tra il giovane uomo e i genitori. In particolare la casa, di proprietà del padre Paolo e sulle cui sorti le visioni sarebbero state divergenti tra genitori e figlio.
E su questo articolato impianto accusatorio si è subito scagliata la difesa di Eletti – cioè gli avvocati Noris Bucchi e Luigi Scarcella – entrando nel “nodo” giudiziario principale, vale a dire il fatto che, norma alla mano, non è ammessa l’ammissione al giudizio abbreviato (con sconto di pena di un terzo) per chi è accusato di reati puniti con l’ergastolo. Nel caso specifico, questa accusa di omicidio con ben quattro aggravanti è punita potenzialmente con l’ergastolo. Di diverso avviso i due difensori che hanno chiesto il giudizio abbreviato, argomentando sull’insussistenza delle aggravanti contestate al loro assistito. Di parere opposto la pm Giannusa, che ha replicato ritenendo sussistenti le citate aggravanti. A quel punto il gup Guareschi si è presa circa un’ora – in camera di consiglio – per affrontare la delicata questione preliminare: con ordinanza ha rigettato la richiesta di giudizio abbreviato. Comunque questa richiesta difensiva del giudizio abbreviato fa parte di una ben precisa strategia, in quanto nel caso si approdi in Assise questi benefici potranno nuovamente pesare nel caso risultino infondate le aggravanti (a patto che la richiesta sia stata fatta in udienza preliminare, come è avvenuto ieri).
A quel punto si è passati alla discussione. La pm Giannusa ha chiesto il rinvio a giudizio per il 35enne ritenendolo colpevole, il che significherebbe un futuro complesso procedimento in Corte d’assise. A contrasto la richiesta di «non luogo a procedere» da parte dei due difensori, entrando nel merito – alternandosi – sui capi d’imputazione e sulle aggravanti. Un botta e risposta che non si è esaurito ieri, in quanto il gup Guareschi ha rinviato al 13 aprile per le repliche e nella stessa giornata prenderà una decisione. All’uscita i due difensori sono lapidari con i giornalisti in attesa: «Marco Eletti contesta gli addebiti e intendiamo difenderci in un eventuale processo». Va detto che quel terribile giorno l’imputato aveva dato lui l’allarme e non ha mai cambiato versione: dopo aver pranzato con i genitori, era rientrato nella casa di via Magnanini per recuperare il portafoglio dimenticato, facendo la tragica scoperta quella del padre ucciso a martellate al piano terra, la madre in cucina con i polsi tagliati ed esanime.
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