La polizia municipale si occuperà di rimuoverla. La zona ormai è fuori controllo e una residente chiede risposte al Comune da due anni
IVREA. Non c’è pace per l’area sfalci di Bellavista, che ormai è una terra di nessuno. Dopo gli abbandoni di ogni genere si è arrivati al colmo. Un’auto senza targa, una Panda rossa, è stata abbandonata nel prato non delimitato dove ormai chi arriva butta oggetti alla rinfusa. Persino le automobili, con buona pace degli sfasciacarrozze.
Il comandante della municipale di Ivrea, Paolo Molinario, conosce bene il fenomeno. «Gli abbandoni di automobili - spiega -, stanno aumentando sempre più. Purtroppo ne rimuoviamo tante. Avvengono per due motivi: o perché si è in presenza di un menefreghista, che non vuole pagare cento euro per la demolizione, oppure perché ci sono le ganasce fiscali. In entrambi i casi la targa viene rimossa, perché la persona non vuole che si risalga al proprietario. Comunque noi la faremo rimuovere e sarà possibile cercheremo di capire a chi è intestata».
Certo, il problema della gestione dell’area sfalci di Bellavista esula dalla competenza della polizia municipale e chiama in causa direttamente la giunta comunale. Chiede risposte ormai da due anni Daniela Sardino, che abita proprio dietro il prato adibito e non recintato che si espande a seconda delle stagioni a macchia di leopardo.
«La soluzione ormai è una sola, quest’area sfalci non è controllabile, deve sparire. Ma che si divertono a finire tutte le settimane sulla Sentinella?», aveva spiegato al telefono solo qualche giorno fa. Delusa e amareggiata perché per l’ennesima volta la strada di accesso a casa sua le era stata interdetta da uno scarico temerario di rami, da parte di un signore.
Neanche un mese fa Sardino aveva trovato dei veri e propri rifiuti nell’area dove sarebbero ammessi soltanto sfalci. E non capita di rado che qualcuno arrivi a buttare anche dentro il cancello di casa sua. In quel caso oltre al danno deve subire la beffa: trattandosi di un’area privata tocca a lei il compito di smaltirli.
Il giorno dell’ultimo ritrovamento ci disse: «È diventata una discarica a cielo aperto, adesso buttano dentro di tutto: vedo nylon, pezzi di legno, ferro». La questione, però, è iniziata almeno due anni e mezzo fa. In questo lasso di tempo Sardino ha segnalato più volte in Comune il fatto che gli sfalci tracimavano sulla strada che conduce a casa sua. Ad oggi, tuttavia, resta ancora priva di una risposta.
