Il racconto di un pony-pizza di 23 anni, il livornese Stefano Ungarini «Mi ha insultato e umiliato, facendo di tutto per non pagarmi»
Un cliente gli ha augurato la morte per due pizze consegnate in ritardo: «Speriamo ti schianti». Altro che mancia. Ha dovuto fare gli scongiuri scendendo in città dal Castellaccio Stefano Ungarini, un pony-express livornese di 23 anni che nei giorni scorsi, come gli capita quasi tutte le sere, stava consegnando gli ordini a domicilio per conto della pizzeria Pony Pizza di via Machiavelli, alla Rosa, per la quale lavora. E si è trovato di fronte a un ventisettenne che, inizialmente, neanche voleva pagarlo. E che poi, per ragioni totalmente incomprensibili, gli ha augurato di non tornare mai più a casa sulle sue gambe.
Una serata fredda, il solito assalto dei fine settimana nelle pizzerie labroniche. E così, Stefano, imbocca la strada collinare un po’ in ritardo rispetto alla tabella di marcia. Il cliente aveva chiesto la pizza per le 21, ma sono le 21.50 quando il fattorino, non certo per cause a lui imputabili, suona il citofono. Con le due pizze, per altro ben calde al sicuro del contenitore termico e dell’auto, «perché ho il motorino rotto, quindi mi muovo sulle quattro ruote», spiega il giovane. «Appena ho suonato il campanello mi sono scusato per il ritardo – racconta il ventitreenne – e questa persona mi ha accolto dicendomi: “Se le pizze sono calde ti pago, altrimenti te le riporti indietro”. Ho risposto che andava benissimo e che le pizze, comunque, erano calde. Lui, del resto, lo ha riconosciuto ed è andato a prendere i soldi. A quel punto ho nuovamente fatto presente il mio dispiacere spiegando che, purtroppo, avevamo tantissime consegne e lui, al Castellaccio, era l’ultimo della lista. Alle mie scuse ha risposto che faceva un lavoro simile e non tardava mai. Gli ho chiesto quale fosse, mi ha zittito dicendomi di farmi i fatti miei...».
Il conto era di 15,50 euro e il cliente ne ha consegna 17. Non certo per dargli la mancia. «Io sul momento non mi ero accorto che mi aveva dato più soldi – prosegue Ungarini – quindi ho fatto per andare via. Lui però mi ha fermato, facendomelo presente, e io mi sono nuovamente scusato. Ho cercato il resto, avevo un euro, purtroppo non trovavo i 50 centesimi. Gliel’ho detto e lui, forse per vendetta, mi ha risposto che se non gli avessi fatto il resto giusto mi avrebbe riconsegnatole pizze tenendosi i soldi. Per fortuna, cercando e ricercando, nel borsello ho trovato gli ultimi 50 centesimi che non pensavo più di avere. Avevo fatto un sacco di resta, quella era l’ultima consegna, e lui sosteneva di non avere in casa alcuna moneta da 50 per facilitarmi il compito».
Trovato il resto, il fattorino va via: «La prossima volta, magari – dice – non sia così scortese, non veniamo qui per prendere gli schiaffi in faccia». E una volta lontano, quasi in macchina, sente pronunciare una frase terribile: «Speriamo ti schianti». «Io faccio questa lavoro per passione – conclude Ungarini – mi piace consegnare le pizze e certe persone ti rovinano la serata. Il lavoro non è semplice, purtroppo capita di incontrare personaggi inquietanti. Nella stessa serata, però, ho incontrato anche una famiglia che mi ha detto che l’importante era avere la pizza, non importava a che ora, e che io andassi piano senza fare le corse. Per fortuna, a Livorno, la maggior parte delle persone sono così. Buone. Non mi sarei mai aspettati che qualcuno, per una consegna neanche troppo in ritardo, mi augurasse di morire tornando dal lavoro. È stato terribile».
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