Senza immunizzazione l’83% dei ricoverati. Il primario di Rianimazione: «I loro familiari ci chiedono di usare cure alternative»
TRIESTE. Chiedono, fino all’ultimo, il plasma iperimmune, gli anticorpi monoclonali, la clorochina. Sono le famiglie dei no vax, con le quali, fa sapere il primario di Anestesia Rianimazione di Cattinara Giorgio Berlot, «non mancano momenti di tensione». Non si arriva al rifiuto dell’intubazione, «ma è comunque difficile far capire che con le cose lette su Wikipedia non si va lontano».
È uno dei capitoli di una fase pandemica in cui la maggior parte dei malati gravi sono non vaccinati. Con Berlot, il collega Umberto Lucangelo, responsabile dell’Emergenza Urgenza, informa che lunedì 3 gennaio nella terapia intensiva triestina erano ricoverati 11 pazienti, di cui 10 senza alcuna dose anti Covid (e l’unico vaccinato, che non necessitava di Terapia intensiva, ci è finito per l’impossibilità di trovare un posto letto in altro reparto).
Da ottobre, inoltre, delle 76 persone che hanno fatto ingresso in ti (63, l’83%, non vaccinate), 26 sono decedute (20, il 77%, non vaccinate). Numeri chiari sull’efficacia del farmaco. Ma una parte di popolazione resiste. E quando si ritrova in gravi condizioni, si aggrappa alle soluzioni alternative. O almeno lo fanno i familiari. «Ci propongono le cure che potrebbero forse funzionare nei primi tre-quattro giorni di sintomi – racconta Berlot –, non certo quando i polmoni sono compromessi». In Intensiva, oggi, ci finiscono pure quarantenni, cinquantenni, sessantenni. Quasi tutti no vax. Da dover convincere: «Non serve il consenso per l’intubazione, ma non possiamo agire senza permesso. Si tratta spesso di far ragionare i parenti e non è mai compito agevole».
Il monitoraggio dei ricoveri è legato anche alla questione del colore della regione. Il Friuli Venezia Giulia continua ad avere tassi di ospedalizzazione da zona gialla, ma proprio ieri l’incremento dei pazienti in terapia intensiva (da 28 a 30) e nei reparti ordinari (da 298 a 308) ha portato il totale a 338, il secondo dato più alto di questa lunga ondata di coronavirus dopo il 341 registrato il 14 dicembre. La zona arancione scatterebbe se in contemporanea i pazienti salissero sopra quota 35 nelle intensive e oltre 383 nelle aree mediche. Soglie ancora lontane, al momento, ma si tratterà di verificare le conseguenze della fortissima impennata degli ultimi giorni.
Previsioni, per adesso, non sono possibili, rileva il responsabile regionale della task force Fabio Barbone. «La fine del 2021 e l’inizio del 2022 sono stati accompagnati come previsto dall’arrivo dalla variante Omicron che, anche a causa degli incontri tra non conviventi in occasione delle festività, ha causato in Friuli Venezia Giulia in sette giorni più che un raddoppio dei casi: +121% – spiega –; nel resto d’Italia la velocità è pure più alta».
L’aumento dei ricoveri? «In genere i ricoveri seguono i contagi di cinque-dieci giorni, ma al momento non è prevedibile l’evoluzione. In regione molto dipenderà dalla proporzione di persone vaccinate in modo completo e dalla tempestività del programma di richiamo di coloro che hanno completato il ciclo vaccinale da più di 120 giorni. La terza dose riduce infatti fortemente soprattutto la probabilità di malattia grave, evitando il ricovero e ancora di più l’ingresso in terapia intensiva. È estremamente urgente anche che tutti i cittadini si adoperino per evitare di esporre gli operatori sanitari a situazioni di possibile contagio con motivazioni futili poiché queste risorse di personale sono molto limitate e vanno utilizzate con la massima efficienza».
Nel bollettino quotidiano della Regione si informa di 453 contagi (269 emersi da 2.092 tamponi molecolari, 12,9%; 184 da 4.976 test rapidi, 3,7%), un dato che aggiorna l’incidenza negli ultimi sette giorni in Fvg a 916 casi ogni 100.000 abitanti. In provincia di Trieste, in particolare, dal 28 dicembre a ieri si sono contati 2.571 contagi, vale a dire più di uno ogni 100 residenti. Si registrano altri sei decessi con diagnosi Covid, di cui due a Trieste: un uomo di 79 anni, una donna di 73. Da inizio pandemia sono morte in regione 4.234 persone: 1.020 a Trieste, 346 a Gorizia, 2.082 a Udine, 786 a Pordenone.