foto da Quotidiani locali
UDINE. Dalle parole, quelle minacciose che una vigilessa aveva rivolto in più occasioni a due minorenni, figli dei suoi vicini di casa, ai fatti, ossia al risarcimento dei danni che ora dovrà versare alla loro mamma, che dopo averla denunciata, si era costituita anche parte civile (in quanto esercente la potestà genitoriale) nel processo avviato a suo carico.
L’epilogo, nella giornata di giovedì 16 dicembre, con la condanna di Clara Metus, 53 anni, di Udine, a 2 mila euro di multa e, appunto, al versamento di una provvisionale di 4 mila euro alla famiglia, in attesa che a determinare compiutamente il danno sia il tribunale civile. La sentenza è stata emessa dal giudice di pace di Udine, Carla Milocco.
Chiamata a rispondere dell’ipotesi di reato di minacce, l’imputata si era vista contestare tre episodi, tra il marzo e il giugno del 2016. «Sei un piccolo sfigato, siete una famiglia di delinquenti, mafiosi, vandali, ve la farò pagare, ve ne accorgerete», aveva affermato la prima volta, rivolgendosi a uno solo dei ragazzini. Stessa musica il mese successivo, incontrandolo all’uscita di un supermercato. «Famiglia di pagliacci» e «Io l’auto ve la faccio direttamente scoppiare», le frasi rivolte nell’ultimo episodio, nel parcheggio del complesso residenziale, questa volta a entrambi i fratelli.
Tutte circostanze che la Procura, rappresentata dal pm onorario Claudio Lupi, e il legale di parte civile, avvocato Roberto Mete, hanno poi dimostrato nel corso dell’istruttoria dibattimentale, attraverso la produzione di video girati con il telefonino e l’audizione di una serie di testimoni, compresi una vicina e un dipendente del supermercato che avevano assistito a due scene. Ieri, un ulteriore riscontro è arrivato dalla pediatra dei fratelli: notando una certa cupezza in uno di loro, era stata proprio lei a consigliare degli approfondimenti psicologici. «È stato costretto a sottoporsi a cure specifiche per lo spavento, l’ansia, le umiliazioni e le mortificazioni subite», aveva rilevato già l’avvocato Mete, opponendosi alla richiesta di archiviazione originariamente proposta dal pm titolare del fascicolo.
Nell’argomentare la propria difesa, l’avvocato Stefano Gevi, di Como, che assiste la vigilessa, aveva ricordato in particolare gli screzi che da tempo minavano i rapporti di vicinato con quella famiglia e prodotto al giudice sia la lettera corredata da una raccolta di firme, che aveva indirizzato all’amministratore a nome anche degli altri condomini per lamentare i danneggiamenti ad alcune auto, sia la sentenza con cui la madre dei ragazzini è stata nel frattempo condannata, appunto, per il danneggiamento procurato alla sua auto. Naturalmente, la difesa potrà ora valutare l’eventuale appello.