Il lodo del collegio rigetta le richieste di Cairo e riapre la strada alla causa americana, dove il fondo chiede all’editore danni per circa 300 milioni per la mancata cessione dello stabile ad Allianz
Non ci fu nessuna irregolarità nel contratto che portò Rcs, nel 2013, a vendere l’immobile di Via Solferino, storica sede del Corriere della Sera, al fondo americano Blackstone. E’ quanto ha stabilito il tribunale arbitrale di Milano in risposta alla contesa avviata da Urbano Cairo, attuale azionista di maggioranza di Rcs, di cui è presidente e ad, contro il fondo americano. Rigettate così tutte le richieste di Rcs, comprese quelle di risarcimento. Le spese del procedimento, tuttavia, sono state compensate tra le parti in quanto il lodo «è stato deliberato a maggioranza»: a favore hanno votato Renato Rordorf e Vincenzo Mariconda, contrario invece Vincenzo Roppo.
Nel lodo, lungo 80 pagine, si dice che «non è dato (...) ravvisare nel comportamento di Blackstone (e, per essa, di Kryalos) nulla che appaia indiscutibilmente contrario ai (...) doveri di correttezza e buona fede». Le considerazioni de tre arbitri non hanno «posto in luce altro se non lo svolgersi di una trattativa commerciale tra soggetti in bonis, promossa dalla parte venditrice e nell’ambito della quale la parte acquirente ha legittimamente cercato di conseguire le condizioni per essa più vantaggiose, senza che sia emersa la prova di alcuna indebita pressione operata sulla controparte, all’esito di un procedimento competitivo che (...) sarebbe arbitrario considerare fittizio».
Non ci sarà dunque alcun risarcimento da parte di Blackstone. Piuttosto il lodo milanese riavvia la strada della causa americana a cui il fondo si è rivolto chiedendo i danni a Cairo per la mancata cessione dello stabile ad Allianz, bloccata proprio dalle iniziative legali dell’editore.