Trasporti scolastici peggiorati rispetto a gennaio. Ambrosio (Filt Cgil): «Bisognerebbe almeno informare i cittadini»
IVREA
«Mia figlia di 16 anni lunedì 12 aprile mi ha telefonato e mi ha detto: papà mi vieni a prendere? Il bus mi ha lasciato a piedi». La segnalazione arriva da un pensionato di Valchiusa. La ragazza non era sola, con lei c’erano alcuni coetanei che dovevano raggiungere la Valchiusella dopo l’uscita dal liceo Gramsci di Ivrea. «Ho scoperto che il pullman delle 13.18 non era passato - spiega il padre - e quello delle 13.30 non era stato riprogrammato per fare il giro che avrebbe permesso di accompagnarli tutti. Così piuttosto che far aspettare mia figlia un’ora al Movicentro, ho deciso di andarla a prendere».
Suona di nuovo, dunque, il campanello d’allarme sui trasporti scolastici e non, in Canavese. E suona quanto mai allarmante a dieci giorni dal ritorno in classe al 100% (se il Piemonte dovesse restare nelle zone gialle e arancioni), annunciato dal presidente del Consiglio Mario Draghi. Gtt ha già spiegato di aver apportato alcuni correttivi su Ivrea lunedì. Bisogna però vede se saranno sufficienti.
Dopo un rientro di gennaio dove disagi e assembramenti sono stati ridotti rispetto a settembre, anche grazie al piano prefettizio. I volontari di protezione civile alle fermate nevralgiche, però, sembrano spariti. Quello dei Bolla bus - pullman dedicati sempre allo stesso gruppo di studenti -, è rimasto un esperimento confinato a Caluso. E anche lo sforzo di gennaio di Gtt, che ha disposto rinforzi sulle tratte più frequentate dai ragazzi, pare acqua passata. «Le esternalizzazioni sono state ridotte del 66% - precisa Giovanni Ambrosio, rsu della Filt Cgil -, che di per sé non è una cosa negativa, ma non sono state sostituite da forze interne. In più, ci sono molte assenze per malattia in questo periodo tra il personale. Ci stanno dando una mano da Torino, ma non riusciamo comunque a garantire sempre il servizio».
Risultato? Le corse previste saltano. Mercoledì ne mancavano all’appello una cinquantina, più o meno. «Il brutto è che gli utenti non vengono avvisati - precisa ancora Ambrosio - e non vengono pensate soluzioni alternative. Nel caso di lunedì, ad esempio, sarebbe bastato far fare un giro più lungo al pullman che veniva subito dopo».
Raggiungere la Valchiusella da Ivrea, allora, può rivelarsi un’impresa. I problemi si ampliano ancora di più se si prende in considerazione l’orario extra scolastico. Lo stesso pensionato racconta che sua moglie è stata lasciata a piedi ben 5 volte, da settembre, dalla corsa delle 18.18 da Ivrea a Valchiusa. Per quanto riguarda il caso della figlia ha informato il sindaco Giuseppe Gaido, che è riuscito infine nell’impresa di comunicare a Gtt l’accaduto. «Ha dovuto trovare il cellulare di un ex dipendente - racconta ancora il pensionato -, perché non c’era un numero a cui rivolgersi».
Sono tutte questioni ben note agli autisti, che spesso cercano di aiutare la popolazione come possono. «Ci sarebbero modi organizzativi per limitare i disagi - spiega Ambrosio -, ma purtroppo le soluzioni non vengono prese. C’è problema di comunicazione alla cittadinanza, che non viene informata di quello che accade».
Servirebbero, come ossigeno, risorse fresche da investire nel trasporto pubblico della provincia.«L’azienda - prosegue Ambrosio - ha tralasciato ogni tipo di investimento. Di ventuno autobus promessi, ne sono arrivati dieci. Ma ci hanno dato quelli usati di Torino, che sono sì meno vecchi dei nostri e hanno ringiovanito la flotta del bus che ha preso fuoco a Torre Canavese, ma sono sempre fermi anche loro. Per non parlare dei meccanici che abbiamo in officina che nel tempo sono passati da 12 a 2. Chapeau, per il lavoro che fanno ogni giorno. Ma non possono sobbarcarsi ogni esigenza. Anche per gli autisti è pericoloso essere in pochi. Perché in questo periodo ci troviamo costretti a continui straordinari. Sono fattori che aumentano lo stress e portano le persone a non potersi più programmare una vita privata». —