Ulss: contagi durante i laboratori in presenza. La preoccupazione di Benazzi: «Un inizio che ci inquieta molto»
TREVISO. Si riparte, per l’ennesima volta. «E speriamo sia l’ultima», sottolinea Mariarita Ventura, preside del Canova. Ma i problemi, stavolta, sono comparsi ancor prima del previsto: deve ancora squillare la campanella e ci sono già venti classi in quarantena. La scuola trevigiana riprende oggi il filo delle lezioni in aula: presenza al 100% dai nidi alle terze medie, al 50% per le superiori. A rivivere l’emozione della didattica fra i banchi saranno 110 mila alunni dei 130 mila totali che annovera la Marca. Sarà, tuttavia, una ripartenza azzoppata: 20 classi sono già in quarantena prima ancora di tornare, cioè hanno almeno due studenti positivi e continueranno con la didattica a distanza, altre tre in monitoraggio (un positivo).
Laboratori e contagi
Le classi in quarantena sono soprattutto nel distretto di Treviso (11), mentre a Pieve di Soligo e Asolo sono rispettivamente quattro e cinque. La domanda è scontata: dove si sono contagiati, se le scuole sono chiuse? «Molti contagi sono frutto di laboratori in presenza e di gruppi classe che vengono fatti per affiancare gli alunni disabili anche in zona rossa. Un inizio che ci preoccupa» risponde il direttore generale Francesco Benazzi, che già nei giorni scorsi aveva lanciato un appello agli studenti per il rispetto delle regole. Non ci sono, infatti, solo i contagi da laboratorio: moltissimi ragazzi sono a casa con il Covid dopo essersi contagiati a una festa privata, magari nella taverna di qualche amico. Si parte a rilento anche per quanto concerne i trasporti: solo 6.500 abbonamenti mensili Mom, erano stati 20 mila a febbraio. Segno che anche le famiglie temono nuovi stop improvvisi.
Stop continui
È come se i genitori, scottati da un anno di continue sorprese, si attendessero un nuovo stop da un momento all’altro. Ma quanto hanno frequentato quest’anno corridoi e aule gli studenti trevigiani? A soffrire di più, com’è ben noto, sono stati gli iscritti a licei, tecnici e professionali: dalla prima ripartenza post-virus del 14 settembre, hanno racimolato 60 giorni scarsi d’insegnamento in presenza. Un conteggio che, per di più, non tiene conto delle settimane di Dad imposte da contagi e quarantene. Alle superiori, facendo un calcolo veloce, hanno goduto dell’insegnamento al 100% solo per una trentina di giorni, da settembre a metà ottobre. Poi una settimana con presenza al 25%, subito trasformata in Dad massiva per tre mesi. Dal 1° febbraio, ecco la seconda ripartenza, ma non per tutti: ingressi al 50%, con rotazioni settimanali. Numeri più confortanti, invece, per asili, primarie e medie: la scure della Dad totale era calata “solo” il 15 marzo.
I dirigenti
Facilmente intuibile il sospiro di sollievo delle famiglie, complici le difficoltà a conciliare smart working e didattica a distanza dei figli (a maggior ragione, quando i ragazzi collegati in simultanea erano più d’uno e la connessione faceva le bizze). Ma i primi a trovarsi a disagio, dai più piccoli a salire, erano gli scolari. «E ora sono loro i più contenti di tornare», confida Ada Vendrame, dirigente del Comprensivo Coletti, «Hanno domandato per giorni ai docenti novità sul rientro. Si riparte pure con mensa e doposcuola, speriamo di trovare continuità fino a giugno». S’inserisce la collega Ventura, dirigente del Canova: «Ormai nei ragazzi erano subentrate demotivazione e demoralizzazione. Non riescono a capire perché la scuola sia sempre stata la più colpita dalle chiusure». —
© RIPRODUZIONE RISERVATA