La grandiosa opera è stata regalata dal gruppo Bertolini al Comune di Torviscosa. Un omaggio per ricordare i dieci anni di presenza dell’impresa sul territorio
Il 24 febbraio 2011 il Gruppo Bertolini S.p.a., tramite Newco5, acquista il ramo di azienda Caffaro Torviscosa dalla Procedura Commissariale Straordinaria Snia-Caffaro, nasce così Caffaro Industrie S.p.A. Viene acquistata anche la dismessa Nuova Centrale Termoelettrica con l’annessa Sottostazione di trasformazione, quest’ultima ancora attiva. Per ricordare questi 10 anni di presenza dell’importante attività industriale, Francesco Bertolini, ha voluto lasciare un segno importante e ricco di significato per la nostra Comunità, donando al Comune di Torviscosa il grandioso pannello ceramico inserito all’interno della dismessa sala turbine della Centrale, realizzato da Angelo Biancini.
Fu Franco Marinotti, ideatore della città fabbrica, a chiamare Biancini, che giungeva da Milano carico allora di notorietà. Era il 1962 e solo pochi anni prima, nel 1958, l’artista aveva esposto sei sculture in bronzo alla 29° Biennale d’Arte di Venezia. Nel catalogo si diceva di un “gusto per il fiabesco che trova nella duttile materia e nei complementi coloristici elementi congeniali”. La materia questa volta sarà duttile davvero, perché Marinotti chiede allo scultore un rilievo ceramico monumentale, in grado di nobilitare quell’arte che già dal 1954 a Torviscosa veniva promossa attraverso la scuola d’arte ceramica che lì aveva sede e che successivamente sarebbe stata affidata alla sapiente direzione artistica di Giuseppe Gini (1913-1996).
Perché proprio Biancini a Torviscosa? E’ probabile che il primo incontro sia avvenuto proprio a Venezia ove la SNIA aveva importanti interessi e dove Marinotti aveva dato vita al Centro Internazionale delle Arti e del costume di Palazzo Grassi. Non è un caso che una delle opere in bronzo, Pastori, esposte in Biennale sia poi arrivata, nel 1962, al CID ove tuttora è conservata. Marinotti chiede a Biancini un intervento per la centrale elettrica in costruzione e il tema richiesto è quello del lavoro. Dopo numerosi studi e diversi bozzetti, Biancini licenzia un’opera dal forte impatto scenografico sostenuto da dimensioni straordinarie: 935 cm di base x 235 cm d’altezza. L’opera viene collocata nella controfacciata: come fa notare Sandra Rucci nella sua approfondita ricerca, conclusa con l’importante mostra “Torviscosa a colori” nel 2005. Parti astratte e parti realistico-figurative si alternano così come il cromatismo dei vari pannelli che formano la composizione. Al centro si trova una figura monocromatica e severa, arcaica nella forma: il Tecnico. Accanto, una improbabile attrezzatura meccanico produttiva. Le due figure centrali sono circondate da bande spezzate e striate e danno luogo a giochi di curve e controcurve, motivi a dentelli, cingoli e poi ancora cilindri dentati, eliche e fasci di tubazioni. Si succedono poi immagini dei grandi panciuti bollitori dell’impianto Cellulosa. Colpisce la loro analogia con le nitide lastre fotografiche che Aragozzini aveva scattato per documentare l’impresa industriale e agraria partita a fine anni 30’. All’estremità sinistra Biancini tratta il tema della pesca lagunare: barche, vele, reti intrecciate e due pescatori. Più sopra frammenti di visioni archeologiche. Sul lato opposto, quello destro, ancora su registri sovrapposti troviamo la zootecnia: allevamento e mungitura. Sono le mucche dell’azienda Torvis che avevano colpito anche Cesco Tommaselli nel suo reportage sulla città della cellulosa che cosi efficacemente descriveva il luogo: «Nel rapido transito saltano all’occhio praterie irrigate, profili di ritte strade, geometriche masse di pioppi, qua e là fattorie, case coloniche, stalle, poi di colpo un blocco di costruzioni industriali con alti sili, torri ospitanti bollitori, snelli camini fumanti, ampie tettoie, alberi navali indizio di darsene , e infine lo scenario georgico, alberi, messi, campi di erba medica, mucche al pascolo: uno spicchio di Olanda in Friuli».
Il grande pannello costituisce sicuramente l’immagine più rappresentativa di Torviscosa alla data del 1963. L’intervento plastico di Biancini si unisce idealmente alle opere che Leone Lodi, con altro linguaggio stilistico, aveva realizzato per l’ingresso della fabbrica e per il viale Villa. Per oltre 25 anni l’opera ha ricevuto le occhiate forse distratte dei lavoratori della centrale e quelle, forse più attente dei visitatori privilegiati. Nel 2015, in occasione dell’apertura della centrale ormai dismessa al pubblico molti hanno potuto scoprire un piccolo grande tesoro.
Oggi l’opera, che legge e mette in scena la storia della città, grazie alla donazione del Gruppo Bertolini, diventerà bene collettivo la cui fruizione e godimento, ci auguriamo appena le condizioni lo permetteranno, sarà messo a disposizione per visite concordate con l’Azienda.
Roberto Fasan è il sindaco di Torviscosa