UDINE. Il presidio promosso in piazza Libertà per la Giornata internazionale della donna da Coordinamenta transfemminista Udine è stata l’occasione per rigettare al mittente la proposta dei consiglieri comunali Giovanni Govetto ed Enrico Berti di istituire un Tavolo sulla natalità sostenendo le associazioni che si occupano di aiuto alla vita.
La trentina di partecipanti che ieri pomeriggio si è data appuntamento a due passi dal palazzo municipale, ha rimarcato la necessità di dare libera scelta alle donne denunciando un aumento delle violenze di genere in ambito domestico. L’occasione è stata propizia per criticare l’amministrazione comunale per l’approvazione dell’ordine del giorno a favore della vita. Un documento considerato un «attacco all’autodeterminazione del corpo femminile». Tra cartelli e slogan, i promotori del presidio hanno rimarcato «lo sciacallaggio degli antiabortisti per impedire alle donne l’accesso all’interruzione di gravidanza e l’evidenza che non tutte le vite hanno pari valore nel sistema capitalista ed eteropatriarcale che combattiamo». A vigilare sui manifestanti non soltanto le forze dell’ordine in divisa, ma anche agenti della Digos in borghese.
L’ordine del giorno pro vita approvato in consiglio non ha diviso soltanto l’associazionismo, ma anche la politica, come dimostra il voto in Aula. Un esempio su tutti è quello del Movimento 5 Stelle, con Domenico Liano che ha preferito non partecipare al voto, mentre Rosaria Capozzi si è espressa a favore. «Perché, contrariamente alle mie colleghe d’opposizione, ho votato convintamente a favore dell’ordine del giorno del consigliere Govetto? Perché la forza politica cui appartengo, dando per scontato il diritto all’autodeterminazione non solo della donna ma di ogni essere umano, nasce per dare risposte concrete ai cittadini, e una misura che prevede un aiuto alle donne con problemi socio-economici e in difficoltà per una gravidanza, tanto da pensare di ricorrere all’aborto volontario, a mio giudizio va in quella direzione, non entrando nel merito di scelte che riguardano la sfera personale delle donne – sostiene Capozzi –. Non viene, infatti, messa in discussione la legge 194, che non parla solo di aborto ma di sostegno alla maternità. È una sconfitta per tutti che ci siano donne che non possono permettersi di far nascere e crescere un bambino per ragioni economiche. Ritengo che una proposta di sostegno che possa toglierle da una situazione di indigenza, tale da metterle a volte con le spalle al muro, rafforzi la loro libera volontà di affrontare una gravidanza, non la interpreto come un “grave attacco alla libertà delle donne”. Si tratta di una misura di sostegno alla natalità e alle famiglie in difficoltà. Con ciò non ritengo di offendere chi, riferendosi a situazioni già comunque tutelate e rispettate, sostiene posizioni diverse», chiude Capozzi.—
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