L’ex sindaco di Padova per 15 anni ricorda quando l’ex premier nel 2013 lo volle ministro dello Sviluppo economico
PADOVA. Cacciato con il tweet “Enrico stai sereno” da Matteo Renzi, domani Letta sarà acclamato leader del Pd ancora sotto shock per le dimissioni di Nicola Zingaretti. Dai dem se n’è andato qualche anno dopo anche Flavio Zanonato, che ha seguito Bersani e D’Alema nella nascita di LeU proprio in rotta di collisione con Renzi. Progetto fallito. L’ex sindaco di Padova, il 27 aprile 2013, fu nominato ministro dello Sviluppo economico proprio nel governo Letta, che restò in carica fino a febbraio 2014.
Cosa ne pensa Zanonato del ritorno in campo del suo ex presidente del Consiglio?
«Penso che abbia l’autorevolezza per risollevare il Pd dalla crisi in cui è finito. La situazione mi pare molto compromessa, ma lui la può raddrizzare. Ne ha le capacità. Enrico Letta, per come l’ho conosciuto nei 10 mesi di governo in cui ho collaborato, ha una grande qualità: la serietà. Anzi, la coerenza. Virtù andate fuori moda, oggi si dice una cosa in tivù e su Facebook e poi si fa l’esatto contrario. Ho un bel ricordo: è preparato, di grande competenza tecnica e rigoroso nello stile di vita. E poi ha una dimensione veramente europea della sua strategia».
Il vostro governo Pd- Pdl-Ncd-Scelta civica-Radicali faticò a decollare...
«Nel 2013 avevamo le mani legate. Mario Monti aveva appena firmato il patto di stabilità imposto da Bruxelles e non c’erano risorse da investire, ma solo tagli alla spesa pubblica per rientrare dal deficit. Quella stagione è finita, ora il Paese per reggere alla pandemia si è svincolato da quegli obblighi, altrimenti nessun premier avrebbe potuto approvare uno scostamento di bilancio di 140-150 miliardi in più tranches per evitare milioni di licenziamenti e dare i primi risarcimenti alle imprese».
Quali sono le scelte più importanti che avete costruito insieme?
«Guardi, in archivio c’è tutto ma in estrema sintesi mi voglio soffermare su tre scelte fondamentali che ancora oggi accompagnano la vita del nostro Paese, in sintonia con il Recovery Plan. Temi ricordati da Letta nei suoi libri».
Di cosa si tratta?
«Quel governo ha inventato il meccanismo del rimborso fiscale per l’efficientamento energetico delle case, ora portato al 110% da Fraccaro. Nel 2013 io firmai il decreto con il bonus al 60 per cento, in vigore fino al 2020. Poi abbiamo firmato la legge per agevolare la posa della fibra ultraveloce di internet. Oggi le aziende non debbono più chiedere 10 autorizzazioni ma realizzano i lavori con uno schema base per lo scasso della strada che non deve superare i 15 centimetri. Procedure rapide. Poi con il dl “Del fare” abbiamo fatto decollare la nuova legge Sabatini con i contributi alle imprese pronte a investire nell’innovazione. Ultima questione: il risanamento di Ilva, allora gestita dalla famiglia Riva, che era agli arresti domiciliari. Il commissario avviò la bonifica di 790 ettari di campi minerari: siamo ancora lì».
LeU ha fallito: cosa vede nel vostro futuro?
«Non so se ci vogliano riprendere nel Pd ma il dibattito è aperto. Zingaretti ne voleva discutere. Ora attendiamo le scelte di Letta». —
