PORDENONE. Per una sospetta violazione dell’embargo delle Nazioni unite verso l’Iran è scattata il 23 febbraio una perquisizione, durata due giorni, alla Alpi Aviation srl in via dei Templari a San Quirino, azienda che progetta e realizza velivoli leggeri e ultraleggeri per il mercato civile e droni militari, come lo Strix, che vale circa 150 mila euro.
Alpi Aviation è fornitore ufficiale delle forze armate italiane e di Leonardo spa, del gruppo Finmeccanica, e dal luglio 2018 è passata in mani cinesi. La società di Hong Kong Mars information technology limited ha acquisito il 75% delle quote di capitale (il 25% resta a due soci pordenonesi). Sono cinesi 4 amministratori su 7: il presidente del cda e tre consiglieri. In un articolo di Class editori apparso nel 2019 online si preannunciava l’avvio di uno stabilimento gemello a Wuxi con la partnership di una holding cinese.
L’indagine della guardia di finanza di Pordenone, coordinata dal pm Carmelo Barbaro intende fare luce su alcune operazioni commerciali risalenti al 2017. Le Fiamme gialle ipotizzano che la società di San Quirino abbia venduto materiali dual use (o droni) a soggetti ignoti della Repubblica islamica dell’Iran senza le autorizzazioni del ministero dello Sviluppo economico, ricevendo i pagamenti da un intermediario turco.
L’ad e rappresentante legale Moreno Stinat, 55 anni, che detiene il 16,5% delle quote della srl, ha ricevuto l’avviso di garanzia con il decreto di perquisizione. Non risulta indagato invece Massimo Tammaro, ex ufficiale dell’Aeronautica con incarichi di vertice anche nelle Frecce tricolori, che a sua volta figura nel board.
Le Fiamme gialle di Pordenone sondano l’ipotesi di un utilizzo abusivo della vicina aviosuperficie per i collaudi dei velivoli (due piste da volo di 1,3 chilometri che fanno parte del demanio militare indisponibile a San Quirino) e di un’area di passaggio di proprietà del Comune di Pordenone. Si tratta di uno spazio aereo sottoposto a particolari limitazioni, in quanto rientra nell’Atz militare della base Usa di Aviano.
Alpi Aviation srl ha escluso «di aver venduto prodotti dual use in Iran» e ha aggiunto che «potrà dimostrare di essersi sempre attenuta alle disposizioni di legge nei suoi rapporti commerciali». Si è dichiarata «convinta che dalle indagini emergerà la correttezza dei suoi comportamenti, anche per quanto si ipotizza in merito all’utilizzo dell’aviosuperficie», ha espresso fiducia nella giustizia e deprecato «l’evidenza mediatica che si è voluta dare ad un indagine ancora in una fase iniziale, nella quale gli inquirenti non dispongono di tutti gli elementi utili per accertare i fatti e non vi è stato modo per la società di far valere le proprie ragioni».
«Quanto ai timori che si sono espressi per l’acquisizione del controllo della società da parte di un gruppo che ha sede ad Hong Kong», l’azienda ha osservato che «uno degli obiettivi primari per far crescere il nostro Paese è quello di riuscire ad attrarre investimenti dall’estero e che l’interesse dimostrato per Alpi Aviation ha premiato le capacità e la tecnologia che i nostri imprenditori sanno esprimere». «Alpi Aviation – prosegue la nota – è saldamente legata al nostro territorio e continuerà a favorirne lo sviluppo. Il fatto che l’attuale amministratore della società sia un ex comandante delle Frecce tricolori costituisce un’ulteriore garanzia sulla affidabilità e sulle competenze della società».
Le Fiamme gialle ritengono che l’Aeroclub di Pordenone abbia percepito vantaggi fiscali e fondi pubblici qualificandosi come onlus di volontariato e protezione civile senza aver svolto tale tipo di attività. Si sono ritrovati indagati per truffa per indebita percezione di contributi e rimborsi i tre rappresentanti legali che si sono succeduti alla guida dell’Aeroclub dal 1996 a oggi: Lucio Moro, 72 anni, nativo di Gaiarine e residente a Pordenone, il vigile del fuoco Riccardo Furlan, 66 anni, di Roveredo, il consigliere regionale Stefano Turchet, 58 anni, di Porcia (dal 1° marzo 2019). Sotto inchiesta anche lo stesso Aeroclub per l’illecito amministrativo.
Il 23 febbraio la guardia di finanza di Pordenone ha perquisito la sede del sodalizio a caccia di riscontri. L’aeroclub ha fruito dal 1999 di un’area del Comune di Pordenone in virtù di una concessione trentennale gratuita e di un’area demaniale (assegnata alla Brigata Ariete) in co-uso con il ministero della Difesa (il canone annuale era di 639 euro). Atto stipulato nel 1999 e scaduto nel 2003. Il 20 settembre 2016 la Difesa ha sospeso tutti i voli, tranne quelli sanitari e di protezione civile. Nel 2017 l’Enac ha revocato l’autorizzazione per l’attività sull’aviosuperficie e la scuola di volo.
A Furlan il pm ha contestato l’invasione arbitraria dei terreni demaniali per una serie di opere realizzate fra il 2012 e il 2017. Moro è stato chiamato in causa in qualità di gestore dell’aviosuperficie per 520 voli con aliante e un volo di una pattuglia acrobatica in violazione della norma sulla sicurezza della navigazione, che li vieta in una Atz militare.
L’avvocato Valter Buttignol ha sottolineato che Furlan «chiarirà tutto, con le carte alla mano» e si è dichiarato fiducioso sugli esiti dell’indagine. «Stiamo leggendo con molta attenzione – ha detto l’avvocato Paolo Dell’Agnolo che assiste Moro e Turchet – la copiosa documentazione riversata dalla Finanza e riteniamo di poter rispondere foglio su foglio. Ritengo Turchet e Moro, per motivi diversi, estranei agli addebiti che vengono loro formulati. Abbiamo degli argomenti e tanti documenti che lo attestano, verrà il momento in cui potremo farlo e lo faremo». Dell’Agnolo ha impugnato il sequestro delle copie forensi dei cellulari di Turchet e Moro al tribunale del riesame di Pordenone. «L’Aeroclub che rappresento farà i suoi passi e si difenderà – ha dichiarato l’avvocato Mattia Matarazzo –. Confidiamo che l’indagine si sgonfi come una bolla di sapone».
«Non mi sarei nemmeno candidato – ha dichiarato Turchet – alla presidenza dell’Aeroclub se non avessi certezza che è tutto in regola, lo attestano atti di enti pubblici che per noi non sono carta straccia. Abbiamo fiducia nelle istituzioni e nella magistratura. Dopo che l’attività di volo è stata interrotta abbiamo continuato a fare la manutenzione dell’hangar che è inserito nel settore tecnico-logistico della protezione civile. Per realizzarlo i nostri soci hanno messo 700 mila euro, la Regione ne ha erogati 350 mila». —