Il ritorno in zona gialla da domani è un segnale di speranza. «Peccato per la mancata apertura di oggi, persi 1,5 milioni»
PADOVA. Il 70% degli imprenditori della ristorazione ripartiranno entro la prima settimana di febbraio con il ritorno del Veneto in zona gialla. Precisamente 2100 esercizi pubblici (sui 3000 totali tra Padova e provincia) apriranno entro il prossimo fine settimana. Mentre domani 1 su 2 (il 50%) tirerà su le saracinesche dei propri locali. Si tornerà a pranzare nei locali e a sedersi nei bar. Con chiusura fissata alle 18.
La voglia di ripartire si tocca con mano e lo slittamento di un giorno (dalla domenica sperata al lunedì effettivo) fa infuriare la categoria. Dall’inizio della pandemia, tra chiusure totali e parziali, tra divieti e regole stringenti, l’intero settore sta perdendo mediamente 1 milione di euro al giorno.
«La mancata apertura di questa domenica ci costa ancora di più – scandisce Filippo Segato, segretario dell’Associazione provinciale dei pubblici esercizi (Appe) – Ci costa 1 milione e mezzo di mancati incassi, 1, 1 milioni per i ristoranti e 400 mila euro per bar e pasticcerie».
Quando pesa invece una settimana gialla sui ricavi? «Una settimana media (da lunedì a venerdì) comporta ricavi per circa mezzo milione di euro al giorno per quanto riguarda la somministrazione – riferisce Segato – A questi vanno aggiunti i ricavi per asporto e domicilio, due servizi che adesso torneranno ad essere marginali, diciamo 50-100 mila euro al giorno in totale».
La rabbia è soprattutto di chi, pieno di speranza, aveva azzardato gli acquisti delle materie prime già per domenica. Per un ristorante si tratta di buttar via 2-3 mila euro di dispensa per organizzare un pranzo, anche se a menù ristretto; mentre per una pasticceria bisognava decidere la linea dei dolci e dunque si parla di 1-2 mila euro. Molto dipende dal tipo di locale. Una pizzeria che ha sempre lavorato, magari concentrandosi sul delivery, avrà solo aumentato gli ordini e un giorno non rappresenta una perdita importante. Ma un ristorante che era chiuso dal 23 dicembre, avrà dovuto pulire, sanificare e fare gli ordini da zero. Qui le perdite potrebbero essere importanti. Resta inoltre uno zoccolo di ristoratori che lunedì non aprirà.
La stragrande maggioranza dei ristoranti sui Colli non ripartirà domani. «L’asporto – spiega Elena Cristofanon, titolare del Montegrande e referente Ascom per la categoria – non è stata una voce di guadagni per noi. Tra l’impossibilità di muoversi fuori Comune (e vien da sé che non possiamo lavorare solo con i residenti di Teolo o Rovolon) e il divieto di somministrazione serale (che è da sempre il nostro maggior guadagno) tenere aperto non conveniva. Viceversa, con le nuove disposizioni di zona gialla, possiamo organizzarci su due servizi: il pranzo del sabato e quello della domenica".
"Qualcuno, noi compresi, ha aperto per asporto la settimana scorsa per riallacciare i rapporti con i clienti, proprio nella speranza di aprire oggi. Invece, dopo aver fatto ordini e chiamato il personale, alla sera è venuto fuori che si apriva lunedì: questa è una grave mancanza di rispetto per le persone che lavorano».
Che ci sia voglia di tornare a mangiare fuori si capisce dalle prenotazioni che erano scattate tra venerdì e sabato. Tutte da annullare naturalmente.
«Tra le circa 500 attività (oltre ai Colli anche i locali serali) che domani non apriranno – continua Segato – per i locali serali al momento non c’è nessuna prospettiva di riapertura: finché ci sarà il limite delle 18 non hanno possibilità di lavorare. A livello nazionale la Fipe sta provando a cambiare le regole, proponendo al Comitato tecnico scientifico l’estensione della somministrazione alle 22 in zona gialla e alle 18 in zona arancione, a fronte di ulteriori impegni da parte della categoria, come la misurazione della temperatura e la registrazione dei clienti con nome e cognome per la tracciabilità». —