Cerimonia breve e con poco pubblico. Il presidente della Corte d’Appello de Luca: «Calano le udienze in presenza, i procedimenti però vengono celebrati lo stesso»
TRIESTE La pandemia non sta frenando la macchina della giustizia. Le udienze in Tribunale, sebbene gestite spesso in remoto, si tengono comunque, e con la stessa frequenza di prima. Il problema, piuttosto, resta la perdurante carenza di personale.
È stata una cerimonia veloce, quella di ieri, per l’inaugurazione dell’anno giudiziario 2021. Poco più di un’ora e con un pubblico istituzionale ridotto. L’emergenza Covid lo impone.
Emergenza che invece, come ha evidenziato nelle premesse del suo intervento il presidente facente funzioni della Corte d’Appello di Trieste Giuseppe de Rosa, non ostacola più di tanto i magistrati nella loro attività quotidiana. Nonostante il virus, «rispetto ad altri distretti siamo riusciti a mantenere in presenza un numero elevato di processi», ha affermato de Rosa. In generale «non si registra un calo di processi» a causa dell’emergenza, «ma un calo di procedimenti in presenza, forse intorno al 40-50%, ma comunque celebrati».
In questi mesi una parte dei dipendenti del palazzo di giustizia sta lavorando in smartworking. Ma l’ostacolo, più che le modalità operative, è ancora una volta rappresentato dalla diminuzione del personale amministrativo. «Livelli di assoluta emergenza – ha rilevato ancora il presidente – al punto da rendere quasi impossibile lo svolgimento di pur essenziali servizi». Organici dunque all’osso, soprattutto per il Tribunale di Trieste, dove la scopertura raggiunge addirittura il 34,4%.
La parola è poi passata al procuratore generale della Corte d’Appello Dario Grohmann. Un intervento veloce, anche il suo, che ha posto l’accento soprattutto sugli effetti del lockdown sulla criminalità. «La grande crisi economica conseguente alla pandemia – ha osservato – ha di fatto temporaneamente raffreddato anche i tentativi di infiltrazioni di stampo mafioso, specialmente nei settori più esposti in questa regione, come la ristorazione e l’attività turistico-alberghiera. Ma l’attenzione al fenomeno deve rimanere alta». Perché, ha sottolineato, quando le restrizioni conseguenti alla pandemia cesseranno, le imprese avranno bisogno di capitali per la ripartenza delle attività e «molti operatori economici non potranno ottenere credito dai canali legali, quindi è altamente probabile che saranno avvicinati dalle organizzazioni criminali, che dispongono di patrimoni illeciti praticamente illimitati».
Dinnanzi a un generale calo dei reati (ma questo non riguarda le truffe informatiche, visto il maggior utilizzo del web) a preoccupare di più, oltre al diffuso consumo di stupefacenti anche tra i minori, è l’aumento del bullismo e degli episodi di violenza giovanile. «Sicuramente – ha riflettuto il pg – c’è un malessere di carattere generale che colpisce tutti gli adolescenti, aggravato dalla mancanza di socialità» dovuta «alla fortissima riduzione dell’attività scolastica in presenza». Grohmann si è soffermato infine sull’emergenza migranti: «Permane irrisolto il problema dei rimpatri per i soggetti privi di documenti internazionali validi», ha ammonito: «Il respingimento alle frontiera, sebbene previsto da accordi bilaterali, in assenza di un quadro normativo chiaro e univoco, espone le forze di polizia operanti nel settore dell’immigrazione a situazioni di imprevedibile e intollerabile responsabilità».
Non è mancato, ancora, il riferimento al sovraffollamento delle carceri e ai 53 casi di tentato suicidio registrati l’anno scorso, «scongiurati solo per l’alta professionalità della Polizia penitenziaria». —
