Un 60enne è accusato dalla consorte e da un figlio di maltrattamenti aggravati. In un altro procedimento l’aggressione violenta verso il fratello della donna
QUERO VAS. Le rovesciò un caffè sul viso. Mettendo in atto l’ennesimo maltrattamento e una delle minacce che giornalmente rivolgeva alla moglie. Ma nel 2020, A.E. (60 anni, marocchino di origine e in Italia da 27 anni) ha concretizzato anche una delle minacce indirizzate al cognato: convincendolo a parlare a tu per tu di una riconciliazione con la moglie e la famiglia, lo ha accoltellato, tagliandogli una guancia.
Mercoledì il 60enne si è ritrovato davanti ai giudici del collegio del Tribunale di Belluno, Coniglio, Zantedeschi e Cittolin: deve rispondere di maltrattamenti aggravati nei confronti della moglie, maltrattamenti e insulti, minacce e lesioni che spesso in casa avvenivano davanti ai figli, (due dei tre, minorenni).
Molto difficili le giornate in famiglia, dove le minacce erano all’ordine del giorno: «Ti ammazzo, ti farò del male, faccio bollire l’acqua e te la verso addosso, prendo un coltello e ti sfregio». Non è andato lontano dalle sue intenzioni, l’uomo, che è a processo per fatti precedenti e l’episodio del caffè, messo in atto il 18 settembre del 2019 contro la moglie. E dire che i cinque avevano avuto un ricongiungimento famigliare da poco, dall’aprile del 2019. Tempo cinque mesi e la donna lo aveva già denunciato.
Le indagini hanno chiarito un rapporto dispotico con moglie e figli: l’acqua calda non si poteva avere perchè si consumava energia, a tavola c’erano pane, cipolle, patate e the, se i ragazzi accendevano qualcosa che consumasse energia erano dolori.
Ieri in aula hanno testimoniato uno dei figli e la moglie dell’imputato, 46 anni, assistita dall’avvocato Giacomo Rech. La donna ha dovuto rifugiarsi in una casa protetta insieme con i figli per evitare il marito, che nel frattempo aveva avuto un divieto di avvicinamento alla consorte: la misura cautelare poi fu aggravata e ora l’uomo non può entrare in provincia.
In aula il ragazzo ha confermato gli episodi contestati al padre, a partire dalle botte, spiegando che da quando erano in Italia li aveva picchiati almeno una ventina di volte.
Il processo, nel quale E.A. è difeso dall’avvocato Giovanni Degli Angeli, è stato rinviato per sentire il cognato, cioè il fratello della moglie. Con quest’ultimo c’è un altro procedimento aperto per il gravissimo episodio avvenuto l’anno scorso, nel quale il poveretto ha ricevuto una coltellata al volto che gli ha aperto una guancia e provocato un danno permanente.
Anche lui era stato minacciato dall’imputato ed effettivamente quel tentativo di approccio sembrava sospetto. Ma era stato organizzato in un bar, quindi la vittima poteva sentirsi più tranquilla. Quando sono usciti, però, il 60enne lo ha aggredito violentemente, tirando fuori il coltello e ferendolo gravemente. Si torna in aula il 10 febbraio. —